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Friday, May 13, 2016

Brutus, piattaforma Shell rilascia 350mila litri di petrolio nel Golfo del Messico. E' tuttapposto

 La piattaforma Brutus










It's unacceptable that oil spills have been permitted to become the status quo in the Gulf,
We have allowed the region to be perpetually treated as a sacrifice zone,
a place where we tolerate pollution and disasters to continue our dependence on fossil fuels.

Michael Brune, Sierra Club

You sit down for dinner and you watch the news and you see another spill with tens of thousands of gallons of oil and reports that no one is hurt or the leak has stopped and you know, just from experience, that that’s probably not true. Who is really going to be hit? It’s going to be our Native American communities that live on, and depend on, the coast. It’s going to be the poorest people on the coast that depend on the ecosystem to be healthy.

Collette Pichon Battle,
Gulf Coast Center for Law and Policy 

Eccoci qui, di nuovo nel martoriato Golfo del Messico. Siamo a duecento chilometri al largo di New Orleans, e cento chilometri da Timbalier Island, comunita' di indiani d'America che ancora praticano la pesca tradizionale. Questa volta e' la Shell. Il giorno 11 Maggio 2016 attorno alla piattaforma Brutus, di nome e di fatto, sono stati rilasciati in mare circa 350,000 litri di petrolio. Da allora e' comparsa una scia lunga venti chilometri e larga tre che continua a disperdersi nell'oceano.

L'incidente e' considerato "medio".

Kimberly Windon, una rappresentante della Shell, dice che da Brutus non si estrae petrolio, ma che e' un punto di raccordo di altri pozzi.  E le  autorita' confermano: non e' Brutus che perde, quanto la complessa rete di infrastruttura sottomarina che collega quattro pozzi del campo Glider Field della Shell gli uni agli altri. I quattro pozzi, assieme a vari altri, fanno tutti capo a Brutus.

Intanto la Shell ha fermato le operazioni nei quattro pozzi in questione. Si trivella qui dal 2001 e fino a quasi 900 metri sotto il livello del mare per un totale di 100mila barili al giorno di petrolio. 


Intanto sono stati messi in moto tutti i meccanismi per contenere le perdite. All'azione l'United States Coast Guard e il National Oceanic Atmospheric Association che assicurano che l'area inquinata e' stata circoscritta. Ma i residenti, abituati a convivere con incidenti piccoli, grandi, catastrofici, non ci credono e temono il peggio. 

E un copione che non cambia e di cui abbiamo esperienza anche in Italia, ogni volta che c'e' qualche "anomalia di funzionamento" in Basilicata. I residenti temono che i quantitativi di petrolio perso sono stati sottostimati, e che si sia corso subito a dire che va tutto bene anche se non e' cosi.

Secondo Colette Pichon Battle, direttore del Gulf Coast Center for Law and Policy “You sit down for dinner and you watch the news and you see another spill with tens of thousands of gallons of oil and reports that no one is hurt or the leak has stopped and you know, just from experience, that that’s probably not true. Who is really going to be hit? It’s going to be our Native American communities that live on, and depend on, the coast. It’s going to be the poorest people on the coast that depend on the ecosystem to be healthy.”

La verita' e' che nel golfo del Messico gli incidenti continuano senza sosta: dal 2012 ci sono stati ben 147 perdite, circa 30 l'anno -- uno ogni due settimane, per un totale di 2 milioni di litri di petrolio finiti in mare. E questo senza contare l'incidente catrastrofico della BP nel 2010. Queste cifre non le invento io, le da il Bureau of Safety and Environmental Enforcement, l'ente federale che gestisce la sicurezza offshore del Golfo del Messico.

E' bene ricordare queste cose anche se sono passati gli scandali amorosi di Federica Guidi ed e'  passato il referendum. I pozzi,  le raffinerie, i cavi sottomarini continueranno a perdere, perche' nonostante il tentativo di lavaggio del cervello da parte di politici e petrolieri, ambiente sano e petrolio non si puo', non si e' mai potuto e mai si potra'. 

Faremmo bene a tenerci il mare di Sardegna, e di Sicilia, l'Adriatico e lo Ionio cosi come sono, noi, la Croazia, il Montenegro.  E cioe' trivelle-free se non vogliamo diventare un nuovo golfo del Messico.






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