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Wednesday, April 20, 2016

Riapre il Centro Oli di Viggiano. L'ENI avverte su "possiibli episodi odorigeni"

















Il 13 Agosto, proprio qualche giorno prima di ferragosto e' stato riaperto il Centro Oli di Viggiano.  Data interessante, no?  Tutti al mare, cosi uno puo' un po fare quello che gli pare. E infatti, la prima cosa che e' successa e': puzza e fiammate in tutta la valle attorno all'impianto ENI.

C'era da aspettarsi qualcosa di diverso?

No - e' il business del petrolio che e' cosi. Fiamme e puzza prima. Intrighi amorosi fra un ministro e il suo amante. Fiamme e puzza dopo.  Non cambia niente.

E lo sapevano anche loro e infatti l'ENI dice (dai loro siti, mica alla gente di Viggiano!)

Eni informa che nel corso delle fasi di riavvio e messa a regime del Centro Olio Val d’Agri (COVA), si potrebbero verificare eventi transitori di visibilità della fiaccola e limitati episodi odorigeni.  Durante tutte le fasi del riavvio dell’impianto saranno costantemente monitorati tutti i parametri emessivi e di qualità dell’aria sia da parte del Sistema di Monitoraggio in continuo del Centro Olio Val d’Agri, sia da parte delle centraline di proprietà Arpab situate nell’area circostante. Il raggiungimento delle condizioni di regime dell’impianto sarà comunicato oltre che agli Enti e Autorità interessate, anche alla comunità locale.

Limitati episodi odorigeni? Ma a chi parlano? E perche' queste cose non le hanno dette ai residenti invece che scrvierle su siti oscuri?


Il Centro Oli venne chiuso tre mesi fa perche' c'erano dei problemi con lo smaltimento della monnezza: erano trattati come non pericolosi, mentre erano tuttaltro.  Ovviamente questo era fatto per risparmiare.  Dicono che ora alcuni "periti" hanno deciso che e' tuttapposto e quindi si riapre.

Mmh. Ma esattamente cosa e' successo? Quali migliorie ci sono state? Perche' puzza ancora? Cosa e' cambiato? Cosa hanno "diversificato"? Ci sono delle multe? Cosa era quella roba "odorigena"? I dirigenti ENI l'hanno respirata pure loro o erano al mare di Ferragosto?

Non e' dato sapere.

Intanto dalla stampa si leggono le piu' assurde cose: "vogliamo i controlli dell Norvegia e non della Nigeria". Beh, in Norvegia non ce li fanno proprio i pozzi a terra e vicino alle case. E pure in Norvegia dicono che inquina.

E poi, c'e' la presidentessa di una associazione di arpe che dice che senza i soldi delle royalties non avrebbero potuto fare il proprio CD musicale.

L'ENI sponsorizza cinema di Basilicata, enogastronomia, turismo. Ovviamente tutto ricoperto dal tuttapposto.

Federpetroli conta i soldi.

Come detto: ci si doveva pensare nel 1997. Adesso sono troppo potenti, la maggior parte della gente, della politica, vive in questa sorta di simbiosi con il petrolio, per cui le arpe e i CD valgono l'aria malata, in cui il compromesso si puo', e in cui ma si, un po di puzza che vuoi che sia.


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20 Aprile 2016

Federpetroli: chiudere il Centro Oli di Viggiano e' un suicidio aziendale da kamikaze.


Certo, dal punto di vista del loro portafoglio e' un suicidio che il Centro Oli di Viggiano, dopo tutte queste vicende di monnezza e di morte, chiuda per un po.
Mi sa che per i residenti invece e' una festa, amara, ma una festa.

Parlano di "diversificazione dell'attivita'".

Ma che diversificazione possono fare?

Il loro core business e' petrolio. E il petrolio, nella sua essenza e' inquinamento, comunque la metti.

La vera diversificazione era se avessero iniziato dieci, venti anni fa a innovare con le rinnovabili. Ma
 per fare questo ci vuole lungimiranza, investimenti, volonta, intelligenza, coraggio.

Tutte cose a cui l'ENI e' allergica. E chi glielo fa fare a cambiare il paradigma aziendale- hanno tutto il governo dalla loro parte che giustifica e nasconde, finche' puo', gli schifi. .

Che dire. Una delle tante altre maledizione del petrolio. Arrivano, distruggono tutto, ambiente e aziende sane, e alla fine ci sono solo loro - lasicandoti la scelta fra la morte o il deserto. 

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Ecco cosa ha da dire Michele Marsiglia di Federpetroli Italia:

Con l'annuncio del blocco dei contratti con i fornitori dell'indotto industriale del Centro Oli (COVA) di Viaggiano (Potenza) in Basilicata e la cassa integrazione, ENI commette un suicidio aziendale. Chiediamo come FederPetroli Italia, che si rifletta, prima di fare altre operazioni azzardate da parte dell'azienda energetica di Stato. 

Certamente con un  sequestro la situazione non è facile e sta comportando all'azienda ed a tutto l'indotto energetico una grande perdita economica, ma a soli pochi giorni dal sequestro non si possono decretare decisioni così azzardate e da kamikaze. Adesso non c'è più in gioco solo un logo con un cane a sei zampe ma il destino di aziende, lavoratori e famiglie.

Ad un grande colosso energetico mondiale come ENI, basta un'inchiesta per destabilizzare lo scenario industriale? Sembra del tutto esagerato. Se l'ENI avesse investito in questi ultimi anni sul terriotorio italiano con una diversificazione di attività e secondo una chiara Strategia Energetica in diversi segmenti dell'energia, sicuramente non si sarebbe arrivati a tutto questo, è evidente che oggi l'azienda verte in una situazione di stallo nelle attività strategiche e produttive. Stanno sbagliando la politica di sviluppo industriale e questo è un errore che pagheranno tutte le aziende.

Stiamo facendo di tutto per creare lavoro, rendere più semplici gli accreditamenti per le aziende, puntare su una eco-sostenibilità per ristabilire un equilibrio industriale e sociale ed invece assistiamo a queste decisioni che non si sa di chi. Chi si assume la responsabilità di queste decisioni? Non penso gli azionisti ENI ed i tanti lavoratori.

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