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Tuesday, January 5, 2016

Il petrolio del Texas a Trieste

 La Theo T - la petroliera che portera' il petrolio invenduto del Texas a Trieste
Intanto in Texas e' record delle rinnovabili.

Bell'acquisto, eh?



Eccoci qui. Come regalo per il 2016, il petrolio del Texas arriva per la prima volta in Italia, in quello che viene considerato un momento storico per i petrolieri americani.

Perche' mai una petroliera solchera' i mari da Corpus Christi a Trieste? Perche' fra le varie conseguenze del calo dei prezzi di petrolio a livello globale, c'e' anche la fine del veto nazionale americano di esportare prodotti petroliferi grezzi all'estero.  Come prima destinazione delle petroliere appunto, Trieste, Italia.

Il veto esisteva da almeno quaranta anni: venne infatti imposto nel 1975 ai tempi dell'embargo petrolifero da parte dei paesi arabi negli anni settanta, quando la produzione domestica di petrolio era molto bassa e si pensava che nessuna goccia di petrolio made in the USA dovesse lasciare i confini nazionali. A quel tempo, gli USA avevano dato il loro supporto ad Israele nella guerra di Yom Kippur e per dispetto gli arabi imposero l'embargo.  Il risultato furono razionamenti di petrolio, file lunghe ai distributori, lo sviluppo della prima macchina elettrica. E appunto il divieto alle esportazioni dagli USA. 

Passano quaranta anni e cambiano tutti gli scenario geo-petrol-politici. L'aumento delle rinnovabili, le produzioni in eccesso negli USA, il costo basso del petrolio (da oltre 100 dollari al barile a 37!) imposto dai paesi dell'OPEC, Arabia Saudia in primis, hanno portato alla necessita' di smaltire tutto questo petrolio, e l'idea e' appunto di venderlo all'estero.

Ovviamente esultano i petrolieri ed i loro amici repubblicani che da anni reclamavano tale decisione. Ma e' stato un quid pro quo fra repubblicani e democratici: in cambio di queste esportazioni, qui negli USA ci saranno altri cinque anni di crediti per produttori di energia solare ed eolica, l'aumento di fondi per la protezione di ambiente e la promessa da parte dei repubblicani di non disfare tutti i progressi ambientali portati da Obama e dai democratici durante i suoi anni alla casa bianca.

Cosa vuol dire questa apertura alle petrol-esportazioni? A parte lo smaltimento delle riserve in eccesso, e un po di introiti economici dalle vendite, non cambiera' molto: il numero di pozzi americani continuera' a calare perche' non sono piu' redditizi, esportazioni o non esportazioni.

Invece e' interessante che questo petrolio venga venduto per prima all'Italia, mentre che gli americani aumentano i loro sussidi alle rinnovabili.

Qui negli USA e in tutto il resto del mondo, a dire la verita', vento e sole continuano a crescere, portando a nuovi posti di lavoro, calo dei prezzi di installazione e una consapevolezza diffusa che e' veramente ora di abbandondare il petrolio.

E mentre i prezzi di petrolio crollano, le azioni delle rinnovabili sono in ascesa:  la Goldman Sachs ha annunciato che quadruplichera' i propri investimenti nel solare - 150 miliardi di dollari nel 2016, mentre la danese Vestas Wind Systems, la principale produttrice mondiale di turbine per il vento, ha visto i prezzi delle sue azioni raddoppiare nel 2015 e cosi pure il numero di ordini da ogni parte del pianeta.

Primo fra tutti, il Texas, che oltre a mandare il petorlio a Trieste, e' diventato il principale produttore di energia eolica. A dicembre hanno generato 70-gigawatt di energia con 50,000 turbine capaci di dare elettricita' a quasi 20 milioni di case.

E in Italia? Non ci sentiamo un po' imbecilli a importare petrolio texano? Dove sono i nostri programmi di diventare 100% rinnovabili, di diminuire le emissioni di CO2? Di incentivare le rinnovabili?

Vediamo dove vogliono andare a finire. 




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