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Monday, June 8, 2015

La monnezza del fracking e le noci di California







Succede qui, in California.

Il Los Angeles Times manda un pezzo in cui scoprono che l'acqua di scarto delle trivelle viene usata per irrigare i campi, in questi tempi di crisi idrica.

Si.

Monnezza petrolifera nei campi agricoli.

Siamo a Kern County, nell'interno dello stato. Sorgono qui alcuni campi petroliferi che stanno li da tempo immemore. Regina dei petrolieri e' la Chevron, che ha sede a San Francisco. A Kern County c'e' pure l'agricoltura. Noci, mandorle, pistacchi, cigliegie, arance, limoni. La California e' fra i principali produttori mondiali di frutta secca.

E che succede quando arriva la siccita' che dura quattro anni? Siccita', petrolio, campagne -- mettile assieme ed esce uno schifo.

La Chevron infatti decide di prendere l'acqua di scarto e di mescolarla con i gusci delle noci che serve -- dicono loro -- per tirare fuori il petrolio in eccesso.

Noci e trivelle? Che combinazione interessante.

L'acqua viene poi depuarata e mandata in un canale di otto miglia ed arriva presso il Cawelo Water District. Da qui viene diluita con acqua potabile e poi mandata nei campi di novanta aziende agricole di Kern County per irrigazione.

Quest'acqua e' meta' della loro quota d'acqua annuale usata in suddetti campi.

E non c'e' solo il Cawelo Water District: in totale, ogni giorno la Chevron recicla e vende 21 millioni di galloni di petrolmonnezza ai contadini, per un totale del 10% di tutta l'acqua di irrigazione di Kern County.

A Kern County, la Chevron produce 70,000 barili di petrolio e 760,000 barili di acqua di scarto ogni giorno. La compravendita dell'acqua va avanti da due decenni almeno. Uno direbbe, beh, qualcosa testeranno, no? E invece no, siccome le leggi sono un po vecchiotte, testano solo sali minerali ed arsenico, secondo norme che sono vecchie di decenni, quando alcune miscele trivellanti non erano neanche state inventate. I contadini lamentano che possono addirittura sentire l'odore del petrolio nell'acqua quando annaffiano.

E quindi, tutto torna. I petrolieri risparmiano sui costi dello smaltimento della petrolmonnezza, e l'agricoltura ha piu' acqua a buon mercato per irrigare i campi.

La cosa triste pero' e' che non si sa esattamente cosa ci sia dentro questa acqua di monnezza, perche' i petrolieri non sono tenuti a dirlo. Qualcuno pero' se l'e' chiesto - fra questi Scott Smith, il direttore scientifico del gruppo Water Defense. Sono andati a Cawelo a prendere l'acqua della Chevron e l'hanno analizzata.

Come volevasi dimostrare c'e' dentro un po di tutto: acetone e methylene chloride, solventi industriali, e tracce di idrocarburi. Il livello di methylene chloride (dichloromethane) e' di 56 ppb. Il limite legale e' di 5ppb.

Dieci volte di piu'.

Se queste cose le facesse un benzinaio, dalle sue taniche sottoterra, verrebbe subito multato e costretto a chiudere.

E la Chevron cosa ha da dire? Beh, cosa possono dire. Dicono che non e' vero che la loro acqua contiene sostanze tossiche e manda una lettera al Los Angeles Times per dire che hanno a cuore la protezione di ambiente e di persone.  E' un loro "core value" - valore centrale. Dicono che usano un eccesso di precauzione. Pero' si rifiutano di dire esattamente cosa ci sia nella loro "acqua".

Tutta questa roba finisce nelle nostre verdure. Ora, certo i microrganismi nel terreno possono forse un po mitigare, e i nostri corpi hanno una certa tolleranza verso la monnezza e l'inquinamento, ma...  la domanda e': ce li vogliamo veramente i solventi chimici nel nostro mangiare?

Le mandorle hanno gusci, ma l'uva e le prugne e le pesche no.

Io me lo ricordo qualche anno fa l'enorme scandalo dell'olio d'oliva italiano alterato e lo scandalo qui negli USA perche' il New York Times riporto' che l'olio d'oliva extra vergine italiano a volte non era tale.

Non e' l'ora che qualcuno in Italia -- in Europa -- prenda un po di orgoglio di patria e dica ai politici di California: vedete un po di rimediare perche' noi le vostre noci e le vostre pesche al fracking qui non ce le vogliamo. 

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