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Thursday, October 30, 2014

L'ENI, Renzi, Scaroni, Descalzi, e le mazzette viste dalla Nigeria







"Adesso basta. Voglio gridarlo al mondo che non sono un disonesto. Dopo una vita di lavoro nel petrolio, sempre rimasto alla larga da giri loschi, non mi fa dormire di notte l’idea di venire associato a un Bisignani o agli altri trafficanti con cui non ho nulla a che spartire. Proprio ora che stavo cambiando tutto all’Eni, dopo i 9 anni della gestione Scaroni”


Claudio De Scalzi
21 Settembre 2014


L'ENI e' accusata di avere pagato tangenti in Nigeria, e di essersi macchiata del crimine di 
"international corruption", secondo la nomenclatura della SEC degli USA. Fra le accuse: frode, arricchimento illecito e non adereza al codice etico che loro stessi si sono dati. 

Il principale azionista dell'ENI e' il governo italiano. 

Per difendere la sua reputazione, Claudio Descalzi scrive la lettera pubblicata in alto su "La 
Mescolanza" il giorno 16 Ottobre 2014, scrive editoriali su La Repubblica il giorno 21 Settembre 2014, va i TV da Gad Lerner a spiegare cosa era successo veramente in Nigeria e a far luce sulla vicenda delle mazzette che coinvolgono l'ENI in Nigeria. 

Dice che non puo' dormire alla notte.  Addirittura ha la voce spezzata dal pianto.

Matteo Renzi  dice di essere soddisfatto di avere scelto lui stesso Descalzi come CEO ENI.

La storia e' quella di un ministro nigeriano del petrolio che si e' intascato 1.1 MILIARDI di dollari quando un campo di petrolio del paese venne ceduto ad ENI e Shell.  In questa storia ci sono tanti personaggi: faccendieri russi e nigeriani che cercano di fare affari, societa' inesistenti, intercettazioni, conti piu' o meno segreti in UK, Svizzera, organizzazioni non governative, governanti corrotti. 

Ma cio' che ci riguarda piu da vicino a noi in Italia e' che ci sono accuse fatte dai PM italiani e britannici che l'ENI abbia cercato di tirarci fuori mazzette, anche se l'ENI nega, ovviamente.

L'ENI respinge tutte queste accuse perche' secondo lei le fonti non sono affidabili.

Ecco qui il suo comunicato ufficiale, seguito poi da altre spiegazioni e altri commenti agli investitori presentati al suo meeting annuale. 

Ma come vede la comunita' internazionale, o i nigeriani stessi tutto questo? 

Un paese tutto sommato povero, considerato tutto il petrolio che sgorga da ogni dove.  Un punto di vista interessante lo offre  Simon Taylor della ONG Global Witness  che non usa mezze misure:  tutto questo e' razzista perhce' si promuove l'idea che gli occidentali, poverini, debbano usare mazzette e corruzione varia perche' hanno a che fare con africani, asiatici e sud-americani corrotti .

Ad esempio, uno degli azionisti fa notare che tangenti etc sono normali in paesi come la Nigeria:

 “It’s not great news but I’m afraid this is standard stuff in countries like Nigeria”.

Dimenticano che Shell, ENI e banche europee fanno di tutto per chiudere un occhio e in alcuni casi addirittura aiutare il trasferimento di fondi illeciti. Dimenticano che Shell, ENI e compari cercano in ogni maniera possibile di cambiare le leggi sulla corruzione, e di operare il piu' possible nella piu' grande segretezza.


Dimenticano che spesso sono cittadini normali di Nigeria da cui partono indagini e che denunuciano gli illeciti. Questa storia delle presunte tangenti infatti nasce da un attivista nigeriano, Dotun Oloko, che ha ha fatto di tutto per rendere nota la corruzione petrolifera ENI e Shell in Italia e nel Regno Unito e che ha fatto pressione, assieme ad altre organizzazioni dal basso, affinche' questo caso fosse processato non in Nigeria ma presso le opportune sedi legali europee, in Italia e nel Regno Unito.   Italy and the UK.


La Nigeria, ricorda Simon Taylor e' certo una cleptocrazia, dove ai vertici si ruba, ma e' una cleptocrazia che e' direttamente alimentata dalle attivita' di governi europei ed americani.  E' tempo, secondo Simon Taylor che l'Italia e che il pubblico italiano creino una politica dell'anticorruzione in cui ci si guardi allo specchio.








Nel frattempo vengono fuori altre potenziali tangenti in Algeria.


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Qui Claudio Descalzi:




Cari colleghi,

leggete questi giorni sui giornali notizie che mettono in discussione l'operato di eni in Nigeria e che mi toccano personalmente.

Voglio che voi sappiate con certezza che l'acquisto del blocco OPL 245 è stato condotto correttamente e nel rispetto di ogni normativa da parte di tutti coloro che ci hanno lavorato, a cominciare da me.

Nel 2011 con Shell, nostro partner al 50%, abbiamo sottoscritto accordi unicamente con il Governo nigeriano, per il rilascio della licenza, versando il corrispettivo della stessa al governo nigeriano, entità sovrana nel definire la titolarità delle licenze minerarie.

Ci siamo comportati correttamente ed eticamente come sempre facciamo. Tutti i colleghi che lavorano nelle direzioni coinvolte per valutazioni, analisi, negoziazioni e verifiche relative all'acquisizione della licenza, hanno agito nel rispetto dei nostri processi aziendali, come in ogni altra transazione.

Nessuno meglio di voi sa come lavoriamo in eni.

Nessuno meglio di voi sa che ogni attività segue procedure rigorose e che si lavora in team tra varie funzioni aziendali, ognuno contribuendo per la propria competenza.

Confido che il lavoro della magistratura non potrà che confermare la correttezza del nostro operato.

Le inchieste faranno il loro corso mi auguro che ciò avvenga nel più breve tempo possibile perché una grande azienda come la nostra non può aspettare a lungo.

Anche perché dobbiamo rimanere concentrati e impegnati nell'affrontare una situazione di mercato con uno scenario difficile, che incide profondamente nei nostri business: ripensiamo attività, rinegoziamo contratti e tagliamo i costi - anche attraverso una nuova struttura più compatta ed efficiente - per recuperare valore alle nostre competenze.

Sarà responsabilità mia, del management e di tutti voi vincere queste sfide e rendere la nostra azienda
più forte e competitiva.

Claudio Descalzi





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