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Saturday, October 19, 2013

La Norse Energy abbandona il fracking a New York


Infratruttura della Norse Energy upstate New York.
A causa della moratoria, e stanchi di aspettare,
sono andati in bancarotta e abbandonano gli USA in toto.

Il potere della gente.


L'altro giorno ho fatto rivedere il film di the Big Fix ai miei studenti della classe di ambiente con annesso dibattito sulle trivelle e sul golfo del Messico.

Ho visto quel film diverse volte, la prima al cinema un paio di anni fa e poi con gli studenti in varie occasioni. Ogni volta scopro delle frasi, e dei concetti che mi fanno pensare perche' sono belli e sono veri.

Come si sconfiggono i petrolieri?

Con tutti i loro soldi, e i loro tentacoli e il loro potere, e inganni e manipolazioni della verita', dei politici, dell'informazione?

Il film faceva vedere le enormi masse di persone che per anni hanno protestato contro l'apartheid, contro la guerra in Vietnam, a favore dei diritti delle donne, dei gay, delle minoranze razziali.

Ed e' qui il trucco e' qui.

La perseveranza. Il volerlo piu' di loro, e l'impegnarsi piu' di loro nella sensibilizzazione, nel non avere paura, nel rompere le scatole.

Ed ecco cosa porta il rompere le scatole.

A New York la ditta Norvegese Norse Energy che programmava di trivellare il primo pozzo nel cosiddetto Utica shale prende e se ne va.

Bancarotta.

Chiudera' tutte le sue sedi ameircani e licenziera' tutti gli impiegati che gli sono rimasti sul suolo USA.

Otto persone.

Ovviamente la lobby dei petrolieri dice che questo e' grave perche'  riflette il clima di indecisione dello stato di New York, che e' sotto moratoria da ben sei anni.

Dalla bocca dell' IOGA Executive Director Brad Gil, direttore esecutivo dell'Independent Oil and Gas Association:

"The shuttering of Norse's New York operations is another deeply troubling result of New York's political indecision regarding the future of natural gas exploration - now in its sixth year. Norse invested millions of dollars in New York and had planned to bring on 100 good-paying jobs. Instead, they have empty office space and unemployed workers."

La Norse Energy aveva gia' chiesto la bancarotta lo scorso anno perche' aveva circa $32.6 millioni di dollari di debito e meno di 50,000 dollari di collaterale.

Possiede (possedeva?) 130 mila acri di terreno e ha gia' dei pozzi convenzionali in Madison County,  nello stato di New York, ma non poteva sviluppare quelli del fracking appunto a causa della moratoria.

L'anno scorso per far fronte ai debiti la Norse aveva gia' provato di vendere diritti di passaggio ai futuri oleodotti e di vendere alcune delle concessioni di gas, ma non ci sono riusciti. 
E poi si erano messi d'accordo con la Anschutz Exploration Corporation, altro ditta americana per far causa contro la citta' di Dryden che aveva da se deciso il divieto di fracking sul suolo comunale.  
La Anschutz aveva gia' abbandontato il campo e la causa, lasciando tutto l'onore e gli onori del caso alla Norse. 

Non si sa come finira' la causa, ma si sa invece che e' finita per la Norse, appunto per bancarotta e perche' sfiniti dalla logorante attesa.

E di chi e' il merito di tutto questo?

Della gente, di tutti noi che abbiamo postato su facebook, che siamo scesi in piazza, che abbiamo scritto email e firmato petizioni, che abbiamo detto no nei piccoli e grandi gesti, e nei modi e nelle competenze che ci spettano.

E quindi, eccoli, altri petrolieri con la coda fra le gambe per merito della gente
normale e del nostro enorme potere collettivo.

Come tutte le cose umane, anche il petrolio passera'.

Sta a noi accellerare i tempi e impedire che cio' che a noi e' sacro venga distrutto prima del tempo.





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