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Monday, January 14, 2013

Paure da petrolieri

Anche se a ciascuno di noi puo' sembrare una lotta impari combattere noi cittadini normali contro l'ENI o la Shell o la MOG, in realta' queste battaglie si susseguono in tutti gli angoli del pianeta, e grazie ad internet e a tutti i dispositivi tecnologici dei nostri tempi, e' facile fare informazione, sentirsi meno soli,  scambiarsi tattiche e strumenti di resistenza e resistere a tutti quelli del partito del "tuttapposto".

Basta per esempio fare google su fracking, o su trivelle offshore, o su Paguro, o su Nomisma, ed esce fuori tutto lo scibile umano in termini di storia, scienza, effetti, danni, intenti e sponsor.

Ed e' cosi' che l'industria del petrolio inizia ad avere paura di quello che ora viene definito un  "movimento globale" contro le trivelle in cui gli attivisti continuano a vincere. 

E questo lo dice un gruppo di consulenza internazionale dal nome "Control Risks" con sede a Londra e che su richiesta - e su soldi - dell'industria del petrolio e del gas, ha appena stilato un report in cui si dice che i petrolieri hanno sottostimato la "sofisticazione, la capillarita' e l'influenza" del movimento globale contro le trivelle.

Il report si initola “The Global Anti-Fracking Movement: What it wants, how it operates, and what’s next”.  Notare che per i "senior executive" dell'industria del petrolio c'e' una sezione speciale per paralre a tu per tu con chi il rapporto l'ha stilato.

Nonostante i ridicoli tentativi fatta da certa stampa italiana e da Davide Tabarelli di Nomisma, questa opposizione non e' piu' descritta come un fenomeno sporadico, un atteggiamento not-in-my-backyard
che finge di essere ambientalista solo per non avere impianti impattanti nelle proprie comunita', ma piuttosto un movimento con vari portatori di interesse, motivato, bene organizzato, e troppo intelligente da credere alle campagne pubblicitarie e ai tentativi di tuttappostismo dell'industria del petrolio.

Diciamo che tutte queste cose chi e' in trincea da anni - come la sottoscritta - gia' lo sa, per esperienza e per buon senso. A me non interessa che non trivellino Ortona o Pantelleria o Carpignano Sesia perche' sono o non sono i miei backyard. A me interessa che non lo facciano perche' non e' giusto per l'Italia, per il pianeta, per le generazioni future.

Secondo il rapporto della "Control Risks" cio' che i  petrolieri devono piu' temere ovviamente sono i divieti e le moratorie, come quella che vige in Francia dal 2011 dopo molteplici proteste di massa e poi riconfermato a Settembre 2012. E anche se all'inizio il fracking si e' diffuso qui negli USA piu' o meno' in modo incontrollato, ci sono ora 308 citta' che l'hanno vietato e cosi' pure lo stato del Vermont.


Altro elemento di cui i petrolieri devono preoccuparsi sono gli interventi radicali degli attivisti che hanno bloccato pacaficamente alcuni siti da trivelle negli USA, in Australia, in Canada ed in Polonia.

Questa "Control Risks" e' una ditta nata per fornire servizi a ditte ed industrie di grande scala e per aiutarli ad insediarsi in "ambienti ostili", insegnandogli come comportarsi in situazioni nazionali o internazionali di corruzione, pirateria, sequestri di persona, e appunto ... movimenti ambientalisti.

In passato la Control Risks ha lavorato con l'industria del petrolio per varie questioni piu' o meno diplomatiche e piu' o meno di affari, in Algeria, Angola, Congo, Nigeria, Russia, Indonesia, Pakistan, Colombia, Ecuador, Venezuela, Dubai, Sudan and Yemen.

E ora passano agli attivisti! Siamo piu' pericolosi dei pirati della Somalia e dei terroristi del Pakistan!

Le loro raccomandazioni ai petrolieri? Di cambiare il loro modo di fare. Di smetterla di dire che sono dei santi e di smetterla di puntare il dito agli attivisti accusandoli di  instigare paure e isteria. Invece quello che dovrebbero fare e' di accettare che trivellare ha impatti negativi, ammetterlo, rilasciare le composizioni chimiche di cio' che iniettano sottoterra ed essere piu' attenti nella difesa dell'ambiente.

Dicono anche che continuare a ripetere il mantra che la benzina costera' meno trivellando localmente e che diminuira' la dipendenza energetica dall'estero, e' controproducente. I petrolieri dovrebbero invece aiutare le comunita' in cui si insediano con assunzioni e spese locali e dovrebbero investire localmente su progetti di beneficio per le comunita' a lungo termine, anche dopo che le trivelle finiranno.

Quindi i rappresentanti dell'industria del petrolio ha pagato un report per sentirsi dire quello che non voleva sentirsi dire. Che il loro modello e' sbagliato e che i soldi possono comprare molte cose, ma non menti libere.

Ovviamente io non condivido quasi niente di cui sopra, e cioe' che occorre fare tutte queste carinerie con i residenti per poter trivellare meglio. Quello che e' necessario non sono foglie di fico, ma invece soluzioni vere a lungo termine sul come liberarsi una volta per tutte dalla dipendenza dalle fonti fossili.

Con tutti i soldi che hanno portato a casa finora, dovrebbero essere proprio loro, i signori del petrolio, a mostrarci la strada maestra. E se non riescono a capirlo da un punto di vista morale, almeno che capissero che se non lo fanno, il loro business prima o poi morira'.


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