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Sunday, August 14, 2011

Comiche ENI: come ridurre l'inquinamento




Se uno va sui siti virtuali dell'ENI trova una bella pagina di "ENI-scuola" (ma cos'hanno da insegnare?) dove ti dicono come inquinare di meno. Ecco i consigli della ditta piu' inquinante d'Italia per non inquinare. Sicuramente sono dei maestri:

1. Usare bici, tram, treno o le proprie gambe
2. Abbassare la temperatura d'inverno, anche di un solo grado
3. Spegnere la luce
4. Non usare troppa carta
5. Riciclare e scegliere prodotti con gli involucri meno ingombranti.

Ti spiegano pure cos'e' l'inquinamento dell'aria, e che effetti ha.
Bravissimi.

Se uno invece va a Viggiano su altri siti dell'ENI, reali e non virtuali, trova una bella centrale di desolforazione. La chiamano "centro oli", per non inquinare le loro boccuccie di rose con il nome raffineria. Qui invece che consigli per il rispetto dell'ambiente dati agli altri, ci sono le prove di come l'ENI stessa lo rispetti questo ambiente di cui tanto si riempie suddetta bocca.

Siccome la regione latita, ed e' troppo impegnata a rincorrere i miraggi del raddoppio petrolifero, che loro chiamano "Memorandum d'intesa", il compito di vigilare sul territorio spetta alla gente normale.

Un gruppo di volontari detto "Laboratorio per Viggiano" ha divulgato fatto dei campionamenti fatti dall'Arpab, l'agenzia regionale per l'ambiente di Basilicata, attorno alla centrale. Hanno trovato che le falde acquifere attorno al centro oli di Viggiano contengono tolune e benzene, parte della famiglia dei BTEX, che sono cancerogeni noti. Anche i livelli di nichel, zolfo e manganese sono alti. Sia il nichel che il manganese sono cancerogeni.

Mi sa che fra i consigli dell'inquinamento non c'era scritto niente sul benzene in falda!

Domande:

Dove finisce quell'acqua? Nei campi? Nelle case della gente? Chi la beve?

Di chi e' la colpa?

Chi ripulisce il tutto?

Chi paga i danni?

Vito de Filippo ha qualcosa da dire? Agatino Mancusi ha qualcosa da dire? Paolo Scaroni ha qualcosa da dire?

Ma con quale faccia tosta parlano di raddoppio delle estrazioni, e tacciono di fronte a queste cose?

Invece che accettare tutto alla cieca, Vito de Filippo non dovrebbe sentirsi obbligato a *chiedere* multe, controlli, e risarcimenti?

Ma come, erano tutti cosi' vitriolici per l'elemosina petrolifera della bonus card vietata, e ora invece per i cancerogeni in acqua, stanno zitti - chi si e' visto si e' visto?

Credo fortemente che invece del Memorandum in Basilicata ci vorrebbe un altra M: quella della Moratoria su tutti pozzi futuri di Basilicata.
Hanno gia' dato.

Fonte: OLA

7 comments:

Anonymous said...

Sono un abitante della Val d'Agri, stanco di sentire tanti parlare spesso a sproposito sull'argomento petrolio. Pur rifugiandomi nell'anonimato voglio dare voce alla maggioranza silenziosa di noi cittadini della Val d'Agri. Noi non firmiamo petizioni o facciamo coreografiche catene umane, abbiamo un atteggiamento favorevole allo sviluppo del territorio se impostato su solide basi di trasparenza, salvaguardia ambientale e sviluppo sostenibile.
Come al solito gli amici della OLA e di Laboratorio per Viggiano sparano nel mucchio nel tentativo di confondere le acque o di dare informazioni parziali.
Andiamo con ordine: il Centro Oli (come riferito nell'incontro pubblico del 10 giugno a Viggiano a cui ho partecipato) non è una raffineria in quanto non avvengono processi di cracking e di distillazione frazionata. Si ha una mera separazione fisica (accelerata) delle tre componenti di cui è formato il fluido di giacimento: acqua salata, olio e gas. Il gas, per essere immesso in rete, viene disidratato e addolcito (si separa lo zolfo). Non è, dunque, una raffineria (con buona pace delle boccuccie di rose si chiama dunque Centro Oli).
Punto.

Per quanto riguarda invece l'inquinamento delle falde, al di là del fatto che dalla cartina sulle reti di monitoraggio (di cui possiedo copia) illustrata nell'incontro pubblico del 10 giugno i punti di campionamento per le acque sono sia a monte che a valle dello stabilimento (che è in un'area industriale), arrivo alle domande:
Dove finisce quell'acqua? La falda superficiale mi risulta non possa essere impiegata nè per usi legati al consumo umano nè per irrigazione perchè per sua natura esposta agli inquinanti derivanti dalla stessa attività agricola (non è protetta da strati impermeabili).
Di chi è la colpa? Secondo le legge italiana (D.Lgs 152/2006) è la Provincia che deve determinarlo dopo opportune indagini.
Chi ripulisce il tutto? Chi paga i danni? Il responsabile della contaminazione, una volta accertata la sua reale sussistenza.

geronimo said...

Bomba ecologica nel Mare del Nord
Piattaforma Shell perde petrolio

Bomba ecologica nel Mare del Nord, a est di Aberdeen, sulla costa scozzese. La piattaforma Gannet Alpha della Shell perde petrolio. Dopo una prima falla l'impresa ne ha individuata una seconda. «Abbiamo un sistema sottomarino molto complesso, e la perdita si trova in una posizione difficile con molta vegetazione marina», ha detto il responsabile Shell per l'esplorazione in Europa, Glen Cayley. Le squadre di sommozzatori sono al lavoro per individuare la falla.

«La notizia di una seconda falla nella piattaforma della Shell rafforza ancora di più le preoccupazioni su come è stato gestito questo episodio: il petrolio si diffonde, ma le informazioni tempestive no». Lo ha detto Vicky Wyatt, portavoce di Greenpeace, in riferimento alla perdita di petrolio iniziata mercoledì scorso al largo della Scozia per una falla nella piattaforma di trivellazione della Royal Dutch Shell. La portavoce ha spiegato che la società non ha fornito informazioni sul disastro ecologico abbastanza velocemente.

«Incidenti come questo sono delle piccole bombe ecologiche» per gli ecosistemi marini, afferma Silvio Greco, biologo marino. Si tratta «di ecosistemi molto delicati - precisa -. In particolare il Mare del Nord è un'area di forte concentrazione di merluzzi e luogo di nidificazione per più di una decina di specie di uccelli marini, i primi tra l'altro a risentire degli effetti degli olii pesanti. Il primo problema - aggiunge - è l'intossicazione provocata dal petrolio e la morte conseguente di larve e pesci in superficie». Il dramma, sottolinea l'esperto, «è che si continua a minimizzare l'episodio come se fosse normale che le piattaforme petrolifere perdessero petrolio. È un atteggiamento assurdo, compreso quello di non diffondere in tempo i dati - dice -, che dimostra come le grandi compagnie abbiano solo un unico obiettivo, l'aumento del capitale sociale, in completo sfregio ad ambiente e bene comune».


16 agosto 2011


fonte
unita.it

mario franco basilico said...

per loro vedere petrolio galleggiare sull'acqua dei mari, dei fiumi e dei laghi e come per un macellaio vedere un vitello che muore in un mattatoio; non si sentono colpevoli, si sentono giustificati perchè esistono gli utilizzatori finali.

Anonymous said...

Utilizzatori finali come te e tutti noi che facciamo finta di indignarsi e poi prendiamo l'auto, il traghetto, l'aereo per andare in vacanza, e sappiamo bene che quella benzina, quel gasolio da qualche parte gli avranno estratti.
Forse che gli incidenti stradali, i naufragi, i disastri aerei che accadono ci fanno desistere dal continuare ad usare questi mezzi di trasporto?
E credi dunque che i rischi di perdite accidentali di petrolio o gas possano essere totalmente eliminabili?
Convivere ed accettare, senza ipocrisie, questa eventualità e' il prezzo che tutti dobbiamo pagare per il nostro modello di civiltà

giacinto2000 said...

gente come mario Franco e me stanno dicendo da un pezzo: lasciare il modello della dipendenza petrolifera e passare all'idrogeno. Se dipendesse da me i petrolieri guadagnerebbero come un cassaintegrato.Gli incidenti stradali o aerei non dipendono da petrolio ma da come guidi o piloti,problemi che ci saranno anche con auto e aerei ad idrogeno.Le perdite di gas e di petrolio non ci saranno piu' quando passeremo all'idrogeno. Noi non dobbiamo pagare niente, sono i petorlieri che devono cominicare ad abbassare la loro cresta.

Anonymous said...

Per l'idrogeno prodotto con costi competitivoli ne riparliamo come minimo tra 15-20 anni.
Le celle a combustibile (per le auto e similari) per essere prodotte hanno bisogno di una quantità enorme di energia, che (guarda caso) ha nel 90% dei casi provenienza fossile...

giacinto2000 said...

ehh,quanto e' difficile provare a trattare con i trolleggioni (probabilmente pagai per farlo), ma ci proviamo: L'idrogeno e' na tecnologia gia' esisente, la Fiat fece un prototipo nel 1981 e tenuto ben nascosto. A Mantova esiste gia' il primo distributore, la BMW ha pronta fra pochi anni la prima distribuzione in serie. Il costo sara' competitivo da subito perche' non ci saranno alternative reali. Non sparare percentuali a caso, l'elettrolisi dell'acqua sara' la soluzione, finto genio.

Gente come te dovrebe essere messa in galera,gente come te ci sta facendo rischiare di mandare a monte tutto l'utilizzo della tecnologia legata all'energia elletrica per i mega guadagni dei petroieri,probabilmente amici tuoi o tuoi padroni.