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Wednesday, June 29, 2011

La Basilicata e la poverta' Istat



Nelle regioni del Mezzogiorno
l'incidenza di poverta' relativa
raggiunge le perentuali piu' alte
in Basilicata e in Sicilia.

Istat - 2004

Situazioni gravi si osservano
tra le famiglie residenti in
Sicilia, Campania e Basilicata.

Istat - 2009

La situazione appare particolarmente
negativa in Basilicata.

Rapporto Caritas,
Poverta' ed Esculsione - 2010

La Basilicata ospita il piu' grande
giacimento petrolifero d'Europa.



I numeri non hanno bisogno di commenti. Tutto parla da se.
Sono andata a guardare i dati dell'Istat che ogni anno conduce indagini sulla poverta' in Italia.

La poverta' relativa e' calcolata come la percentuale di famiglie considerate povere secondo le rilevazioni di spesa media pro-capite da campioni estratti a caso sui vari territori regionali.

Dal 2003 al 2009 le regioni piu' povere sono state la Basilicata, Sicilia e Calabria che si sono alternate come prima, seconda e terza regione piu' povere d'Italia. La Basilicata per tutte le annate in esame e' sempre stata piu' povera della media delle altre regioni del sud Italia.

Per la serie: il petrolio porta ricchezza agli altri.

Incidenza di poverta' relativa 2003-2009. Fonti scaricabili dal sito Istat. Qui anche un interessante commentario della Caritas. I dati per il 2010 non sono ancora disponibili.

La media nazionale e' dell'11% circa, in tutte le annate. In Basilicata si e' 2 volte e mezzo piu' poveri che nel resto d'Italia. Proprio il Texas d'Italia.


2003: Basilicata (1): 25.6% - Sud-Italia: 21.6%
2004: Basilicata (2): 28.5% - Sud-Italia: 25.0%
2005: Basilicata (3): 24.5% - Sud-Italia: 24.0%
2006: Basilicata (3): 23.0% - Sud-Italia: 22.6%
2007: Basilicata (2): 26.3% - Sud-Italia: 22.5%
2008: Basilicata (1): 28.8% - Sud Italia: 23.8%
2009: Basilicata (2): 25.1% - Sud-Italia: 22.7%

Secondo la Caritas, in Basilicata:

il 43,2% delle famiglie non riesce a far fronte ad una spesa imprevista di 700 euro;
il 32,9% delle famiglie non ha soldi per vestiti necessari;
il 24,8% delle famiglie arriva a fine mese con molte difficoltà.

In compenso hanno questo, come testimoniato dalla OLA:


Viggiano Black Water from olachannel on Vimeo.

Il fracking sulla pelle della gente


Il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia ha piu' volte auspicato che anche in Italia si possano sfruttare le riserve di shale-gas, con la tecnica del fracking.

Ecco qui, allora l'ennesimo report da Vanity Fair della situazione nelle zone d'America dove il fracking e' gia' realta'.

Inziamo con la costa est, Pennsylvania e New York. La zona e' attraversata dal fiume Delaware , uno dei piu' importanti d'America perche' oltre 15 milioni di persone, inclusi i residenti di New York e di Philadelphia ne bevono l'acqua. E' lungo circa 500 chilometri. Proprio per questo suo fondamentale ruolo, dovrebbe essere protetto dagli effetti dell'inquinamento industriale. Invece no.

Lungo tutto il fiume Delaware ci sono concessioni per l'estrazione di shale gas con la tecnica del fracking. I primi in classifica sono quelli della Exxon-Mobil che vogliono usarne 1 milione di litri al giorno per il fracking, tramite la loro sussidiaria XTO.

Come gia' detto, questo fracking e' una tecnica relativamente nuova con cui si iniettano milioni di litri di acqua nel sottosuolo ad alta pressione, mista a sostanze chimiche tossiche, si scatenano dei microterremoti, e il gas viene tirato fuori dalla roccia porosa. Dell'esistenza di questo gas gia' si sapeva 100 anni fa, ma era troppo difficle tirarlo fuori, fino all'arrivo del fracking.

In Pennsylvania il fracking e' legale da diversi anni, prima che si sapesse tutto quello che avrebbe comportato. Nello stato di New York non ancora. C'e' una moratoria in quello stato che probabilmente verra' estesa al giugno del 2012. Non si sa bene cosa succedera' dopo, anche se i cittadini sono agguerritissimi.

E' cosi che a Dimock, Pennsylvania il fracking e' realta', anche se anche loro hanno una moratoria cittadina temporanea, visto gli enormi problemi che il fracking gli ha causato.

Durante gli scorsi anni infatti la gente ha scoperto di avere l'acqua marrone in casa, si sentivano male, i pozzi di acqua artesiana sono scoppiati e i cavalli hanno perso la peluria. La gente si lamentava dei tremori del terreno, di piatti corrosi dal ciclo della lavastoviglie, e di bucato puzzolente, di svenimenti dopo la doccia, di macchie alla pelle, di emicranie e di giramenti di testa.

C'era troppo metano, ferro ed alluminio nell'acqua.

La ditta trivellante manda ora l'acqua nelle case delle persone. Il valore delle case e' decimato, nessuno piu' fa la doccia a casa, i tumori aumentano, e vogliono tutti andare via.

A Clearville, Pennsylvania hanno trovato arsenico negli animali. In un'altra citta, Avella, Pennsylvania un pozzo di reiniezione delle sostanze di scarto e' esploso con fiammate di cento metri durate 6 ore e visibili fino a 15 chilometri di distanza.

Alcuni terreni hanno mostrato livelli di arsenico di ben 6430 volte il limite legale - seimila!.

La storia si ripete in Colorado, New Mexico, Wyoming.

In Colorado hanno avuto 206 riversamenti di liquidi perforanti in un solo anno, 48 pozzi di acqua avvelenata. In New Mexico 800 sono stati di pozzi inquinati. Come a Dimock, i dottori parlano di gente con troppi mal di testa, vertigini, problemi neurologici, ascessi ai denti, emoraggie, problemi di coordinamento linguistico e ambulatorio.

E non ci sono solo problemi di acqua inquinata o di perdite, ma anche di problemi all'aria, a causa delle enormi vasche di monnezza tossica che evaporano rilasicando composti cancerogeni nell'atmosfera.

Ogni pozzo "fracked" richiede fra i 10 e i 30 milioni di litri di acqua. Occorrono centinaia di viaggi di camion che trasportano il fluido perforante in loco. Fatti i conti, un professore di ecologia di Cornell, Robert Howart, afferma che fare fracking e' piu' impattante che estrarre petrolio e carbone.

Nel 2008 prima che tutto questo disastro diventasse di dominio pubblico, i politici della Pennsylvania dicevano che non sarebbe successo niente, che erano solo "acqua e sabbia" calate nella terra, che ci sarebbero stati posti di lavoro e soldi a palate, nonche' la fine della dipendenza dal petrolio estero.

Fracking era una cosa patriottica, futuristica.

L'accoppiata Bush e Cheney a suo tempo hanno fatto di tutto per favorire il fracking in tutta l'America. Nel 2005 si chiusero in consiglio con i capi dell'industria del petrolio e del gas e passarono il cosiddetto "Energy Policy Act" con il quale chi fa fracking e' esente da tutte le maggiori leggi di protezione ambientale americane, chiamate semplicemente:

1. il Safe Drinking Water Act,
2. il Clean Air Act,
3. il Clean Water Act

Tutte queste leggi sono state passate negli anni '70 per proteggere aria e acqua. In poche parole,
grazie a questa legge Cheney-Bush, detta anche "Halliburton Loophole" se io riverso monnezza tossica nei laghetti posso essere citata in giudizio, se lo fa la Halliburton, con la monnezza del fracking no. Loophole significa scappatoia.

Forti di tutte queste leggi in loro favore, e visto che l'amministrazione Obama non ci sente da quell'orecchio, i petrolieri contano di trivellare almeno 40 mila pozzi lungo il fiume Delaware e i suoi tributari, lungo quella che viene chiamata Marcellus Shale Gas Reservoir.

I cittadini si sono riuniti in una associazione chiamata Damascus Citizens, per protestare, per convincere pescatori, cacciatori, residenti, e la comunita' tutta a fermare questo scempio annuciato.

Ma e' tutto il mondo che e' coinvolto. Ci sono progetti di fracking in Cina, in Australia, in Francia, in Polonia. Dalle pagine di Vanity Fair, quelli Damascus Citiziens, i primi a vivere il fracking, dicono che la colossale distruzione dell'ambiente portata dal fracking non ne vale la pena.

Tuesday, June 28, 2011

Ad Agatino Mancusi: e il Memorandum?




[... promuovere]
l'accelerazione dello Sviluppo regionale,
la crescita occupazionale,
l'incremento di infrastrutture,
la realizzazione di interventi di ricerca e innovazione
in relazione alla ricerca e coltivazioni di fonti fossili in Basilicata


Vito De Filippo, Guido Viceconte, Stefano Saglia

Dal Memorandum Italia-Basilicata
29 Aprile 2011



...ma dimmi, sogni spesso le cose che hai scritto

oppure le hai inventate solo per scandalizzarmi?

Francesco De Gregori


Qualche volta mi capita di leggere di politici che fanno distinzioni fra pozzi in mare e in terra, fra estrazioni di gas e di petrolio, come per dire, che c'e' una classifica di trivelle buone e di trivelle cattive.

In realta' anche con lievi differenze, bucare il terreno alla ricerca di idrocarburi, per dirla con il ministro Paolo Romani, quali che siano e dove che siano i buchi, ha sempre conseguenze negative, specie per chi ci vive in quei posti.

Trivellare a terra e non a mare o viceversa, e' una vittoria di Pirro. E' come dire: i veleni li vuoi mangiare nei pesci o nella verdura? Mentre ti fai il bagno al mare o mentre che passeggi in campagna?

In particolare, mi riferisco all'assessore all'ambiente della regione Basilicata e vice presidente della Lucania, Agatino Mancusi che riferendosi alle trivelle nel mar Ionio dice:

La posizione politica della Regione Basilicata ribadita in ogni circostanza dal Presidente De Filippo è chiaramente contraria a ogni tipo di estrazione in mare nei pressi delle nostre coste, ma confidiamo nel fatto che l’applicazione delle norme esistenti renda inutile anche la battaglia politica per affermare quello che il buon senso suggerisce ai cittadini lucani che ieri hanno realizzato una catena umana di cinque chilometri e che dovrebbe suggerire a tutti. Ma continuiamo a vigilare con attenzione sugli sviluppi”.

Tutto bene dunque? Beh insomma.

Intanto, a me pare piuttosto che con le sue parole, l'assessore si auspichi piu' passivita' e che non gli piaccia proprio che la gente si riprenda il diritto sacrosanto di partecipare, di esprimersi, di chiedere cio' che e' giusto dalla propria classe politica.

Che significa che la battaglia politica di ieri era inutile? Perche' lo dice cosi, con quasi un senso di fastidio, invece di elogiare cittadini e i santi organizzatori? Proprio non riesce a vederlo che quello dell'altro giorno era un grido di affetto per la Basilicata tutta - terra e mare - da parte dei suoi concittadini che non ne possono piu' di trivelle, centri oli e parchi violentati?

Ma soprattutto perche' Mancusi parla del mare e tace sulla terra? O che le due cose sono diverse?

Che ne pensa Mancusi delle trivelle lucane in terra?

Perche' non c'e' nessuna dicharazione di "assoluta contrarieta' " anche all'espansione delle trivelle in terraferma?

Si rende conto di essere incorente?

Secondo me, Mancusi non dice niente perche', come riporta la OLA, il prossimo 5 luglio 2011 la Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie discutera' il cosiddetto "Memorandum" con la regione Basilicata, rappresentata da Massimo Scuderi della Societa' Energetica Lucana e lui non vuole trovarsi in una posizione difficile.

Questo memorandum dal nome funesto, non e' una vera discussione, non e' un ricordino, o un memento mori, e' semplicemente una resa patetica da parte dei politici di Basilicata - De Filippo e Mancusi in primis - che firmeranno questo accordo grazie al quale i lucani:

1. Si vedranno raddoppiare la quantita' di petrolio prodotto, per passare dal 6% del fabbisogno nazionale al 15%. Siccome la Basilicata ha dato poco a questa nazione, continuiamo a martoriarla.

Agatino, vuoi dire qualcosa?

2. Si vedranno appioppato un "distretto energetico" con moderne infrastrutture industriali ed energetiche. Un tuffo negli anni '60! Vedremo una nuova Ilva di Taranto? Un nuovo petrolchimico di Gela? O facciamo Marghera?

Agatino, vuoi dire qualcosa?

3. Si vedranno raddoppiare Il Centro Oli di Viggiano e si vedranno costruito un altro mostro desolforizzante detto di Tempa Rossa a pochi chilomentri da Viggiano.

Agatino, vuoi dire qualcosa?

4. Si vedranno costruire strade apposta per i petrolieri, visto che la gente emigra.

Agatino, vuoi dire qualcosa?

5. Si vedranno realizzare un magnifico centro studi in materia di energia e sicurezza. Si la sicurezza con i limiti di idrogeno solforato 6000 volte superiori a quanto raccomandato dall'OMS.

Agatino, vuoi dire qualcosa?

6. Si vedranno realizzare una scuola superiore sull'energia - fossile? - per indottrinare meglio i giovani.

Agatino, vuoi dire qualcosa?

7. Si vedranno realizzare un bellissimo "cluster" dell'energia con valenza internazionale. Quelli dell'istituto Luce non potevano dirlo meglio!

Agatino, vuoi dire qualcosa?

Il tutto il giorno 5 luglio, a Roma, alla presenza di tale ingegnere Arnaldo Vioto. Ah dimenticavo, visto che ci stanno, a Roma parleranno anche di un paio di concessioni in mare, con buona pace di Agatino Mancusi per il quale e' tutto inutile.

Che vergogna.

L'unico memorandum che darei io a questi qui - Agatino Mancusi, Vito De Filippo e compari - e' il memorandum che sono pagati dalla gente di Basilicata per difenderli e fare i loro interessi e non per fare le femminelle davanti all'ENI.

Sunday, June 26, 2011

Oceana - il giorno dopo

To our English speaking friends: Here is the battle to save Abruzzo and the rest of the Adriatic and Ionic coasts from on-and off-shore drilling. We have been fighting since 2007. So far, not one oil rig has been drilled and we plan to keep it like that.

Policoro, Basilicata:














Vasto, Abruzzo:












Ortona, Abruzzo:





Ecco qui un po di fotografie, racconti, filmati degli eventi contro le trivelle in mare in Italia.
La cosa piu' bella sono state le 5,000 persone scese al mare a Policoro, tutti insieme, in una catena chilometrica.

Grazie a tutti, pochi o tanti che siamo stati. Il prossimo anno saremo ancora qui, piu' forti. Io ero fra Venice Beach e Santa Monica, ma non e' la stessa cosa. Avrei voluto essere in Italia, con voi tutti.

Se avete altre foto, le linko tutte.



Policoro, Basilicata



Simona Vicari colpisce ancora


Forse non e' nota come Stefania Prestigiacomo, ma di questa "senatrice" della repubblica Simona Vicari, siciliana e architetto, e delle sue visioni alquanto stampalate avevamo gia' parlato un anno fa.

Era quella che continuava a dire che le royalties in Italia devono essere basse, in modo da "incentivare" gli investimenti petroliferi in Italia e che in Italia ci sono troppi "lacci e lacciuoli" in materia di petrolio.

Roba da matti. Invece di incentivare le rinnovabili o il turismo, incentiviamo le trivelle!

Adesso Simona Vicari torna all'attacco e dice che ci sono "investimenti" petroliferi per 5 milardi di euro fermi perche' ci sono vari "motivi procedurali autorizzativi" che li bloccano.

E quali sarebbero questi motivi procedurali autorizzativi?

E cosa volete che siano? Come per il "ministro" Paolo Romani noi eravamo "meccanismi locali" ora per Simona Vicari siamo "motivi procedurali autorizzativi" indesiderati.

Le diamo fastidio noi cittadini italiani, in teoria sovrani di questa repubblica, perche' non vogliamo essere trivellati e perche non vogliamo fare la fine di Viggiano in Basilicata o di Gela in Sicilia.

Ed e' per questo che si deve "riorganizzare la materia, semplificare le procedure e snellire le autorizzazioni".

In poche parole: vogliono toglierci quei pochi diritti che abbiamo, quei pochi modi che ci sono rimasti per far sentire la nostra voce. Dice Simona:

Anche nel difficile momento attuale sono presenti nel nostro Paese progetti privati cantierabili che prevedono investimenti per oltre 5 miliardi di euro e il cui avvio è bloccato per vari motivi procedurali autorizzativi. A tali investimenti corrisponderebbe un livello occupazionale di oltre 30.000 occupati anno nelle attività dirette e nell’indotto, principalmente nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Basilicata e Sicilia, che potrebbe superare 58.000 occupati anno, considerando i servizi indiretti (quali trasporti, alberghi, pulizie, e così via), senza ricorrere ad alcun incentivo pubblico

Ma cosa dice?

E tutte le altre opportunita' di lavoro che l'industria petrolifera distrugge dove le mettiamo?

E secondo lei trasformare i campi del Montepulciano in Abruzzo o l'industria turistica alle Tremiti, valgono quei supposti posti di lavoro, tutti da verificare, e secondo me sparati a casaccio?

E poi che lavoro e'? Andare a respirare veleni per tutta la vita, sparare materiale inquinante nel sottosuolo, oppure dover andare dai contadini a fargli il lavaggio del cervello e ad ingannarli dicendo "no guardi, non e' una raffineria, e' solo un centro oli"?

Vorrei vedere se lei ci mette i sui figli a lavorare in una raffineria.

E poi che costo hanno le malattie che inevetabilmente l'industria del petrolio porta con se, specie in Italia dove le leggi ambientali fanno pieta'?

E che costo hanno i campi inquinati?

E costo ha lo smaltimento di monnezza tossica?

Ci dica cara Simona.

Gela le dovrebbe essere familiare.

Ci spieghi come glielo spiega lei ai gelesi che ora si devono snellire le procedure. A quegli stessi gelesi che non possono piu' bere acqua potabile o che hanno tassi di malformazioni infantili alle stelle per colpa dell'industria petrolifera.

La Simona poi dice che quando arriva l'industria del petrolio "non si ricorre agli incentivi pubblici".

Ah si? E le spese sanitarie fra 20 anni chi le paga? E avere delle royalties cosi basse in Italia secondo lei non e' una forma di incentivo? E avere leggi penose in tema di difesa dell'ambiente non e' un'incentivo secondo lei? Ma se lo dicono gli stessi petrolieri che trivellare in Italia e' un sogno per quanto e' facile e poco costoso!

Poi spara:

per quanto riguarda le royalties, poi, le nuove cifre parlano di 16.000 euro a chilometro quadrato per la ricerca di idrocarburi, 24.000 in caso di proroga della concessione, e molto meno per le ricerche sismiche di petrolio e gas.

Se le puo' tenere lei le royalties, cara Simona. Non sa quanta rabbia mi fa la sua stoltezza, perche' e' per colpa di gente come lei che l'Italia va a picco, nella mia opinione.

Il territorio, lo svendi una volta. E poi?

Poi che hai incassato i tuoi 20 mila euro cosa fai? Guardi le trivelle? Respiri idrogeno solforato? Condanni i tuoi figli all'emigrazione?

Non esiste in Italia, in America, nel mondo, una sola comunita' che io conosca che sia felice di essere stata petrolizzata e non c'e' assegno che possa cambiare il fatto che le loro vite sono state spezzate per sempre.

Ma lei, cara Simona Vicari, lo sa cosa vuol dire lungimiranza? Programmazione per il futuro? Sviluppo sostenibile? O e' ferma al miraggio ENI degli anni 1960?

Friday, June 24, 2011

Nemici dell'Adriatico

Ho deciso di pubblicare i nomi di tutti quelli che hanno autorizzato le trivelle in Adriatico, secondo le concessioni d505 e d493, a 26 chilometri dalle isole Tremiti.

L'approvazione arriva dalla commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale di VIA e di VAS del Ministero dell'Ambiente presieduto da Stefania Prestigiacomo.

Qualcuno dei firmatari sara' un pesce piu grande, qualcuno piu' piccolo. Ma ogni azione che uno fa nella vita - ogni azione - e qualunque sia il suo ruolo nella societa' e' una scelta, e questi hanno scelto di firmare a favore della Petroceltic e contro noi cittadini. Cosi facendo, hanno tolto a me, e tutti noi che lavoriamo contro le trivelle ore preziose delle nostre vite che potevano essere spese in altri modi.

In California, cara commissione VIA, il limite delle trivelle e' di 160km da riva ed e' dal 1969 che nemmeno gli passa per l'anticamera del cervello di piazzare trivelle nel bel mezzo di un'area turistica e ricettiva.

Ecco dunque i firmatari che hanno detto SI alle ispezioni sismiche della Petroceltic:


Claudio De Rose, Presidente della commissione VIA

Giuseppe Caruso, Coordinatore Sottocommissione VAS

Guido Monteforte Specchi, Coordinatore Sottocommissione VIA

Maria Fernanda Stagno d'Alcontres, Coordinatore Sottocommissione VIA Speciale

Sandro Campilongo

Saverio Altieri

Vittorio Amadio

Renzo Baldoni

Gian Mario Baruchello

Filippo Bernocchi

Stefano Bonino

Eugenio Bordonali

Gaetano Bordone

Andrea Borgia

Ezio Bussoletti

Rita Caroselli

Antonio Castelgrande

Laura Cobello

Carlo Collivignarelli

Siro Corezzi

Maurizio Croce

Barbara Santa De Donno

Chiara Di Mambro

Luca Di Raimondo

Cesare Donnhauser

Graziano Falappa

Giuseppe Franco Ferrari

Filiipo Gargallo di Castel Legnini

Antonio Grimaldi

Despoina Karniadaki

Andrea Lazzari

Sergio Lembo

Salvatore Lo Nardo

Botolo Mainardi

Michele Mauceri

Arturo Luca Monanelli

Santi Muscana'

Rocco Panetta

Eleni Papaleludi Melis

Mauro Patti

Francesca Federica Quercia

Vincenzo Ruggiero

Vincenzo Sacco

Xavier Santiapichi

Franco Secchieri

Giuseppe Venturini

Roberto Viviani


Ai posteri la non tanto ardua sentenza.

Thursday, June 23, 2011

Riccardo Chiavaroli e la vergogna

"Sebbene sollecitati, non
sono giunti pareri dalla regione Abruzzo"

Dal decreto VIA d493, d505 per le trivelle in Adriatico.

Fatti: Riccardo Chiavaroli ha votato no al
ricorso al TAR contro le trivelle in Adriatico.


Fatti: Gianni Chiodi ha votato no al
ricorso al TAR contro le trivelle in Adriatico.

Fatti: Mauro Febbo ha votato no al
ricorso al TAR contro le trivelle in Adriatico.

Fatti: Emilio Nasuti ha votato no al
ricorso al TAR contro le trivelle in Adriatico.

Fatti: In data 22 Giugno 2011, la Regione Puglia
ha presentato ricorso al TAR contro
le stesse trivelle in Adriatico.

Senza pudore. La giunta regionale d'Abruzzo invece di vergognarsi profondamente per non essersi presentata al ricorso al TAR contro le trivelle a Vasto/Tremiti, e invece di implorare di poterlo fare passa all'attacco dicendo un sacco di fandonie per bocca di tale Riccardo Chiavaroli, portavoce del PDL alla regione.

Chiavaroli dice:

Non si comprende perchè a cadenza periodica si debba accusare il governo Chiodi di essere l'artefice di presunte, imminenti devastazioni petrolifere nel mare Adriatico prospicente la nostra regione; eppure gli ambientalisti dovrebbero ragionare con senso scientifico, ossia analizzando i dati e i fatti concreti, e i fatti dimostrano ben altro.

Non si tratta di accuse, ma di fatti, caro Chiavaroli. Sa, c'e' un detto che dice: chi tace acconsente. E siccome lei e Chiodi e Febbo e Nasuti avete votato no al ricorso al TAR, mi dica come altro uno possa interpretare la vostra immobilita' e la vostra mancanza di rispetto per l'elettorato. Volevate che vi dicessimo bravi?

E lasci stare la scienza che e' troppo una cosa nobile da essere manipolata dalle sue azioni.
Per l'ennesima volta:

GIANNI CHIODI E LA SUA GIUNTA REGIONALE

NON HANNO FATTO NULLA CONTRO LE TRIVELLE IN MARE.

NULLA.

Ne per Ombrina Mare, ne per Elsa2, ne' per il centro il centro oli a mare di Rocca San Giovanni, ne' per le concessioni a Pineto, ne per quelle di Vasto/Casalbordino. Il ministero lo dice a chiare parole, non e' arrivato nessun atto, mai dalla regione Abruzzo. Lo hanno scritto sui documenti, me l'hanno detto per telefono. Tutto quello che e' stato fatto, e' stato grazie alla gente normale, e un po' alla cocciutaggine della sottoscritta che si e' dovuta pure prendere gli insulti dei suoi compari di partito, caro Chiavaroli.

Ma il nostro eroe non e' felice e continua:

Sin dal nostro insediamento alla guida del governo abruzzese, nessuna autorizzazione di spettanza regionale è mai stata rilasciata per alcun tipo di intervento per estrazioni petrolifere e anzi, è stato proprio il Presidente Chiodi, sostenuto dal PDL, a impedire ad esempio la prosecuzione del progetto per il Centro Oli di Ortona.

Ecco questo mi fa un po arrabbiare perche' di poche cose sono sicura ma una di queste e' che se non ci sono trivelle in Abruzzo di sicuro non e' merito della giunta regionale d'Abruzzo, ne presente ne passata.
Non e' che la giunta deve autorizzare le trivelle, deve esprimersi, deve OPPORSI al loro insediamento., deve far sentire la sua voce a Roma. Capisce? Io lo so che lei capisce, ma e' piu' facile non capire.

Continua:

Così come è stata la nostra maggioranza a compiere atti legislativi pro-ambiente e a sostenere e votare, senza remore ideologiche, la legge Costantini (dell'Italia dei Valori) indirizzata alle Camere e mediante la quale si è chiesto al Parlamento nazionale di vietare qualsiasi iniziativa di ricerca o estrazione di idrocarbuti nel mare Adriatico. Una legge che il Presidente Pagano ha sollecitamente trasmesso alle altre regioni adriatiche affinchè anch'esse si attivino in tal senso e che ha raccolto l'interesse del Ministro Prestigiacomo ad esaminarne i contenuti.

Esattamente quali sono stati questi atti legislativi per l'ambiente?

O vogliamo parlare del centro gas di Bomba, per il quale stiamo ancora aspettando che Antonio Sorgi e la sua cricca si pronuncino ma intanto manda i suoi sottoposti in Olanda con la Forest Oil? O vogliamo parlare dello schifo che state autorizzando ad Ortona, a Cepagatti? Con monnezza tossica, Petcoke, turbobas, ecoballe, sopra le falde acquifere e vicino alle case e al mercato della frutta?

E poi, scusi, secondo lei mentre la Prestigiacomo si gira i pollici con questa proposta di legge per salvare l'Adriatico - presentata un anno fa! - intanto restiamo passivi a guardare mentre la Petroceltic lo riempie di trivelle, cosi quando arriva la legge, se mai arrivera', il mare sara' gia' pieno di mostri a 10 km da riva? E dopo che facciamo?

In base a questi elementi ci sentiamo di rivolgere, come classe di governo responsabile di questa regione, un invito alle associazioni ambientaliste : lasciamo stare i facili scontri dal sapore demagogico e le accuse gratuite che semplicisticamente dividono il mondo in buoni e cattivi; apriamo invece un dialogo serio e operiamo con le altre regioni e con i livelli istituzionali competenti, per affrontare e risolvere un problema complesso ma che sta a cuore a noi come a voi.

Ancora con queste balle delle ideologie! Io non ho niente di ideologico, non mi importa niente di destra e di sinistra, caro Chiavaroli. Mi importa solo che facciate la cosa giusta.

Finora non l'avete fatto.

Volete inziare? Bene, firmate il ricorso al TAR e impegantevi a farlo per le concessioni future. Ce ne sarannno a bizzeffe. Punto.








Wednesday, June 22, 2011

La Chiesa per il Parco, contro gli speculatori

Il Parco della Costa Teatina,
al contrario di quanto viene
strumentalmente affermato
da diversi soggetti propugnatori
di una visione distorta della realtà (...)
significherà un'importantissima
occasione di rilancio
dell'agricoltura e del tessuto
economico locale


Padre Carmine Miccoli
Conferenza Episcopale d'Abruzzo e di Molise
22 Giugno 2011


La Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana e' sempre stata vicino ai cittadini nella difesa del territorio contro le speculazioni dei petrolieri. Oggi, il clero regionale ci fa sentire di nuovo la sua vicinanza grazie alle parole del Coordinatore Regionale dell'Ufficio di Pastorale Sociale, padre Carmine Miccoli.

Ecco le sue parole:

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Quest'intervento nasce dalla riflessione personale, mia e di tanti/e uomini e donne abruzzesi con cui mi sono confrontato, dal Magistero sociale della Chiesa e dalla Parola di Dio, riguardo un tema da diversi mesi al centro del dibattito locale: l'istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina.


L'Abruzzo sta vivendo da anni situazioni politiche ed economiche minacciose e terribili che hanno profondamente ferito una terra e un popolo "forte e gentile". Le preoccupazioni che già i Vescovi della CEAM (Conferenza Episcopale Abruzzese Molisana) espressero nel 2008 nel loro Messaggio per la Giornata per la Salvaguardia del Creato, "Una nuova sobrietà per abitare la Terra", sono più che attuali. In quella lettera, la prima preoccupazione era rivolta alla costruzione del cosiddetto "Centro Oli" ENI ad Ortona e dei pericoli che avrebbe comportato: "È a rischio una delle zone più belle della nostra costa, dove la produzione enogastronomica è a livelli di eccellenza. Si tratta per di più di tecnologie considerate da tanti studiosi ormai obsolete e che diversi paesi hanno già abbandonato". Oggi quel rischio è ancora più grave e riguarda l'intera regione: oltre il 50% dell'intero territorio abruzzese è interessato da richieste di concessioni e progetti di trivellazione e trasformazione di idrocarburi. Diventa sempre più necessario e urgente che chiunque abbia a cuore il bene comune intervenga e faccia sentire forte il proprio grido contro questa minaccia.

Purtroppo, questa realtà non è la sola a mettere a rischio l'ambiente naturale e sociale della nostra terra. Risuona ancora l'eco delle parole pronunciate da Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e teologo di prestigio internazionale, contro la cementificazione selvaggia e la distruzione di un patrimonio naturale di bellezza inestimabile. L'uomo sta distruggendo, giorno dopo giorno, la creazione di Dio di cui è stato fatto custode: ciò è inaccettabile, ancor di più per chi si definisce credente.



In questo momento ha ripreso vigore l'istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina, un progetto arenatosi da tanti, troppi anni. L'istituzione del Parco è uno dei pochissimi argini verso le situazioni gravissime di devastazione ambientale come quelle appena descritte.

Il Parco della Costa Teatina, al contrario di quanto viene strumentalmente affermato da diversi soggetti propugnatori di una visione distorta della realtà, lontana dall'attenzione al bene comune di cui pur si dicono difensori, non rappresenterà minimamente la morte dell'agricoltura e delle attività produttive del nostro territorio. Al contrario, esso significherà un'importantissima occasione di rilancio dell'agricoltura e del tessuto economico locale, messo a dura prova da una gravissima crisi economica che rischia di distruggere (come in parte è già avvenuto) migliaia di posti di lavoro.

Siamo davanti a un bivio riguardo il futuro della nostra costa e dell'intero Abruzzo: l'avvelenamento del nostro territorio (aria, suolo, acqua); la minaccia gravissima alla nostra salute delle trivelle petrolifere; la speculazione economica e la malapolitica, che continuano a favorire la cementificazione irresponsabile, causa della distruzione di un'immenso e inestimabile patrimonio di vita, da un lato; la tutela e la valorizzazione sociale ed economica della nostra costa, della biodiversità marina e terrestre, dello sviluppo sostenibile e partecipato, dall'altro, con l'istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina.



Auspico fortemente che gli amministratori locali e regionali e tutti coloro che hanno a cuore le sorti del bene comune e del futuro della nostra terra, scelgano ciò che è moralmente doveroso e responsabile, rompendo presto ogni indugio: si completi il prima possibile l'istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina, si scaccino definitivamente interessi egoistici e falsamente rappresentativi, si abbia il coraggio di scelte forti e lungimiranti per la vita piena del nostro Abruzzo migliore.



d. Carmine Miccoli

Coordinatore Regionale dell'Ufficio di Pastorale Sociale CEAM

Monday, June 20, 2011

Hands across the sand: il villaggio globale contro le Trivelle


Expanding offshore oil drilling is not the answer;
embracing Clean Energy is.

Oceana, 25 Giugno 2011

"Hands across the sand" e' un evento organizzato da Oceana, una associazione americana che si occupa di salvare l'oceano da vari tipi di attacchi, incluse le trivellazioni.

Quest'anno hanno preparato una giornata mondiale di protesta contro le trivelle in mare, per il 25 giugno 2011.

E' molto semplice: tutti al mare, una catena umana il piu' possibile lunga, si scattano un po di foto e si mandano ad Oceana, su questo link qui.

L'idea e' che siccome si vuole trivellare il mare in ogni parte del pianeta - compresi il Belize, Papua Nuova Guinea, i mari della Grecia, e altri supposti paradisi marini - per un giorno in tutto il mondo esprimiamo solidarieta' gli uni con gli altri e mandiamo un messaggio quanto piu' forte ai nostri politici.

Il primo evento fu un anno fa, in Florida il 13 Febbraio 2010. Oltre 10,000 floridiani si dettero la mano lungo la costa congiungendo 60 cittadine, incluse Miami Beach e Key West. Fu il piu' grande evento nella storia della Florida per scongiurare l'apertura dei mari della Florida alle trivelle.

Il limite attuale e' di 200 km da riva.

Successivamente, a causa dello scoppio della piattaforma in Louisiana si decise di rifare la stessa manifestazione a un livello globale. Era il 26 Giugno 2010 e ci furono 1000 eventi, in tutti gli stati USA anche quelli non costieri. Parteciparono circa 42 nazioni.

Si calcola che quel giorno si diedero la mano circa 100,000 persone. Qui tutte le foto e i video del 2010. L'obiettivo e' di superare la cifra di 100,000 per il 2011.

Anche noi Italiani partecipiamo nelle seguenti citta':



Vieste, Puglia ore 11:30am - Guido Pietroluongo (25 Giugno)

Ortona, Lido Riccio, Abruzzo ore 11am - Francesco Stoppa (25 Giugno)

Torino di Sangro, Lido Le Morge, Ines Palena, (25 Giugno)

Vasto, Lungomare Cordella, Francesca Cianci (25 Giugno)

San Viglio di Marebbe, Trentino Alto Adige, ore 1pm, Ronald Blom (25 Giugno)


Policoro, Rotonda Lungomare, Basilicata ore 12, Felice Santarcangelo (26 Giugno)

Qui il video spot della OLA:



One step at a time.

Sunday, June 19, 2011

Parco della Costa teatina: quando una immagine vale piu' di cento parole



Diversi anni fa' andai a lavorare in Austria. In particolare nell'area di Matzen, un borgo nella campagna austriaca a circa una 30 di Km da Vienna.

Ebbene tra campi coltivati e filari di vigne (la zona era famosa come la "strada del vino" dove si trovavano importanti produttori locali di vino bianco) noi stavano trivellando in cerca di petrolio.

Ovviamente le limitazioni erano fortissime e il Governo austriaco ci spaccava il culo e ci stava sul fiato sul collo per assicurarsi che tutto avvenisse secondo le regole e con le procedure di sicurezza, tutela e salvaguardia necessarie.

Dopo dieci anni, ecco i risultati.

Il "Ministro" Paolo Romani e i buchi


“Stiamo facendo dei buchi per terra per aumentare
la produzione di altri 90 mila barili al giorno”

"
Senza energia si torna al Medioevo"

"A est delle Isole Tremiti ci sono dei meccanismi locali per cui sarà complicatissimo."


Paolo Romani, ministro dello Sviluppo Economico
lo stesso che ha firmato il decreto ammazza-rinnovabili


Caro ministro, non siamo un meccanismo.
Siamo cittadini, siamo liberi, siamo intelligenti.
Piu' di lei.


Paolo Romani e' il Ministro dello sviluppo economico per la repubblica italiana, che secondo Wikipedia almeno, non e' neanche laureato e possiede solo un diploma di maturita' classica.

Ottima formazione culturale per fare il ministro dello sviluppo economico di una nazione con l'acqua alla gola.

Nel suo palmares c'e' pure, sempre secondo Wikipedia, il fatto di essere stato indagato per bancarotta preferenziale nel 1999. Il tutto e' stato archiviato e lui deve "solo" risarcire 400,000 euro al curatore fallimentare. Nella sua carriera piu' recente ci sono molte cose interessanti, fra cui la supposta parzialita' nei confronti di Mediaset.

Per esempio da sottosegretario alle comunicazioni si e' adoperato in mille modi per autorizzare l'assegnazione di canali digitali a Mediaset in maniera preferenziale, non indicendo gare d'asta, e soprattutto per impedire a Sky di andare in onda, negandogli le concessioni per tempo. Il tutto scateno' la seguente dichiarazione del Financial Times di Londra: "il governo italiano usa trucchi per condizionare la UE".

Paolo Romani e' lo stesso del "decreto Romani" che tagliava le pubblicita' solo per le pay TV e non per chi va in chiaro, sempre al probabile scopo di favorire Mediaset su Sky, e che imponeva il bavaglio al web. L'ambasciatore USA, David Thorne disse in merito che la legge "sembra essere stata scritta per garantire al governo abbastanza libertà da bloccare e censurare ogni contenuto web".

Paolo Romani e' lo stesso che ha firmato il decreto "ammazza rinnovabili", eliminando gli incentivi per l'uso di energia sostenibile, causando molte proteste da parte degli addetti al fotovoltaico.

Ecco, questo e' il nostro ministro dello sviluppo economico.

Qualche giorno fa, lo stesso Paolo Romani va a parlare all'Unione Petrolifera Italiana di quell'altro gentiluomo di Pasquale de Vita ed afferma che l'Italia ha bisogno di

un significativo contributo dalle produzioni nazionali di idrocarburi già a partire da quest’anno

Forza allora, facciamo i buchi in Basilicata - proprio come dice il ministro! - e senza rispetto per nessuno. Dice che quest'anno si deve arrivare al 7% della produzione nazionale dalla Basilicata. Tanto mica ci abita lui in Basilicata. Chissa' pure se c'e' mai andato.

Ma facciamolo a casa sua a Milano un bel buco!

Poi dice che l'offshore italiano "vanta" un primato mondiale per la sicurezza. E di grazia, quale sarebbe questo primato mondiale? La Piattaforma Paguro? Il relitto della Haven di Genova con tutto l'inquinamento ancora presente? La piattaforma Temsah ENI scoppiata in Egitto che siccome non e' in mare italiano va bene? O la Castalia che non ha i soldi per piangere e che dunque non riesce a pulire il mare dagli idrocarburi sversati di qua e di la dalle navi che solcano i nostri mari?

Poi aggiunge:

mentre sul Mar Ionio probabilmente riusciremo a trovare una soluzione, a est delle Isole Tremiti ci sono dei meccanismi locali per cui sarà complicatissimo. Se queste persone si rendono conto di cosa significa: senza energia si torna al Medioevo

Questo mi fa veramente arrabbiare perche' offende la mia, la nostra intelligenza. Non siamo un meccanismo. Meccanismo sara' lui. Siamo persone con un cervello che ci tengono al proprio mare e alla propria nazione. Capisce signor ministro? E se qui c'e' uno fermo al medioevo, nella mia opinione, signor ministro quello e' lei.

E' lei che prima ammazza le rinnovabili e poi le vuole rimpiazzare con le trivelle. E lei che parla di tutto queste belle cose dimenticando che quei "meccanismi locali" ci abitano in Basilicata, alle Tremiti, in Abruzzo, in Veneto, in Polonia e in Algeria.

Ancora Romani parla di aumentare le nostre produzioni di gas.

Da dove? Dalla laguna veneta? Dal polesine? Sprofondiamo tutti? O facciamo fracking in Emilia Romagna? Infatti, manco a dirsi, parla proprio di interessanti "prospettive nello sfruttamento dello shale gas“, con le società italiane che “potranno giocare un ruolo importante all’estero, ad esempio in Polonia e in Algeria”.

Alla fine il ministro dice che è indispensabile costituire l’Organismo centrale di stoccaggio italiano, che

”dovrebbe operare come struttura di servizio senza scopo di lucro, finalizzato all’acquisto, detenzione e vendita di scorte petrolifere nel territorio italiano, con un ruolo esclusivo per l’acquisizione, il mantenimento e la vendita delle scorte specifiche”.

Saturday, June 18, 2011

Davide Usberti, Gas Plus Italia, nuova centrale gas a Filetto




Ancora un nuovo attacco all'Abruzzo. Si tratta della concessione "Filetto" dove gia' esiste un pozzo di gas chiamato Poggio Fiorito 001Bis Dir A, della ditta Gas Plus Italia di Davide Usberti.

La messa in produzione di questo pozzo e' stata nel 2007, ma la Gas Plus non ha mai pagato una sola lira di royalties, perche' secondo l'autocertificazione della Gas Plus medesima, la loro produzione e' rimasta al disotto della quota di 20 milioni di metri cubi di gas annui.

Come sempre, il controllato e' lo stesso che il controllore.
Che vuoi che ti dica Mr. Usberti?

Ora l'elegante Davide Usberti decide di:

1. trivellare almeno altri due pozzi
2. costrure una non meglio specificata "centrale di trattamento e compressione".

Trattamento di cosa? Sara' come lo scandalo della Forest Oil a Bomba? Una raffineria che non e' una raffineria? Per ora non si sa niente di piu.

Questa bellissima valorizazzione del territorio si trova alle porte del Parco Nazionale della Maiella.

I dettagli della concessione sono qui.

Grazie ancora una volta a Enrico Di Giuseppantonio, a Eugenio Caporrella, a Antonio Sorgi e a Gianni Chiodi per avercelo detto. Che gente inutile! Il materiale infatti ce l'hanno:

il Ministero dell'Ambiente e del Territorio, il Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, Il Ministero per lo Sviluppo Economico e la Regione Abruzzo.

Qualcuno vi ha detto niente?

Beh, un altro capitolo si apre. Spero che qualcuno voglia attivarsi per trovare le carte e iniziarci a lavorare sopra se si vuole.

Ci sono due mesi per le osservazioni, se le vogliamo fare.

Friday, June 17, 2011

L'ipocrisia di Stefania Prestigiacomo



... attuare per Lampedusa un modello di sviluppo “oil free”,
cioè totalmente basato sulle rinnovabili.

Dal sito del ministero per l'ambiente,
Stefania Prestigiacomo, 13 giugno 2011

Peccato che l'Audax e la Kairiki vogliano trivellare
a 13 chilometri dalla riva di Pantelleria.
Proprio oil-free.




Non so da dove iniziare con questa donna che secondo me tutto e' fuorche' un esempio di corerenza e di difenditrice dell'ambiente - mestiere per cui in teoria sarebbe pagata dal contribuente italiano.

La sua storia la conosciamo tutti - la VED, la Coemi - ditte siciliane iper-inquinanti di cui la famiglia Prestigiacomo, inclusa Stefania, e' socia.

Ma iniziamo con l'ultima novita': Pantelleria, isola oil-free. Chissa' perche' le piace usare le parole in inglese. Comunque, quando ho letto questa notizia ho pensato, finalmente qualcosa di buono, hanno vietato le trivellazioni attorno all'isola di Pantelleria!

Invece no, la Prestigiacomo semplicemente decide che per rilanciarne l'immagine dopo gli sbarchi degli ultimi mesi, sull'isola di Pantelleria si useranno eolico e solare e mezzi elettrici, si ammodernizzeranno i depuratori e si ripuliranno i fondali dagli "scafi affondati negli ultimi anni."

Ora, intanto queste cose dovrebbero essere state gia' fatte molto molto tempo fa.

Ma l'elefante nella stanza non viene toccato da Ms. Prestigiacomo: e le trivelle offshore a 13 chilometri da Pantelleria dove le mettiamo?

Oltre 660 chilometri quadrati di mare, attorno all'isola da essere trivellata da microscopiche ditte venute da chissa' dove.

Sia la Kairiki Energy limited - KIK - che la Audax - ADX -sono ditte australiane che di Pantelleria non sanno niente.

Ma poi che significa oil-free se poi metti le piattaforme in bella vista al largo dell'isola? E non c'e' solo Pantelleria, ma anche le isole Egadi e Ragusano, l'onshore siciliano in Val di Noto, ma come ci pensano?

Pensa la Prestigiacomo le trivelle a Pantelleria saranno occasione di attrazione turistica? Di mare piu' pulito? Di bellezza estetica? Di pesce piu' sano? Di piu' visitatori australiani? O che siccome onshore saremo oil-free allora si deve essere oil-drenched in mare?

Ma non vede l'ipocrisia di se stessa e che quel che dice e' tutta propaganda?

Thursday, June 16, 2011

Cancer Alley, Louisiana

 








Factor that into the cost of gasoline.
Make the companies pay for that.
See how much a gallon of fuel costs.
People ask me why I do what I do.
Do I tell them the truth?
Do I tell them that I grew up hating oil companies?
Do I tell them that hatred is what fueled me?


Everywhere that oil is processed this happens.

There is a cancer alley in New Jersey.
There is a cancer alley in California
There is a cancer alley in Nigeria.
Those people suffer just as much.

Josh Tickell, Fuel the movie

La nonna che l'ha cresciuto
e' morta di cancro, a Cancer Alley in Louisiana.


We've got just about every kind of chemical plant that you can imagine here. 
Most of these chemicals are either known cancer-causing 
chemicals or they're suspected to cause cancer in humans.

Right now, I have a father-in-law that's dying of pancreatic cancer. 
I lost my mother at 57 from cancer. 
My neighbor died of cancer. 
The next-door neighbor to us, my aunt behind us, all died of cancer. 




Tutti conosciamo la Louisiana per lo scoppio del pozzo di petrolio Macondo, nell'aprile del 2010. Ma la Louisiana e' anche lo stato americano che processa piu' petrolio, in cui ci sono piu' raffinerie, piu' monnezza tossica pro capite e forse piu' inquinamento diffuso.

La parola "alley" in inglese puo' essere tradotta in italiano come corridoio, o calle. La parola cancer invece non ha bisogno di traduzione.

Cancer Alley e' una zona di circa 100 miglia lungo il Mississippi fra le citta' di New Orleans e Baton Rouge cosi' chiamata dal 1987 perche' esiste un proliferare di morti di tumori di ogni genere, rari, infantili e comuni.

Prima era chiamata "petrochemical corridor", giusto per capire da dove vengono tutti quei tumori. Ce ne sono circa 300, fra fabbriche chimiche, di plastica, di fertilizzanti e appunto raffinerie, tutte nate sulla scia dell'industria petrolchimica.

Svariati decenni fa, una serie di incentivi fiscali, incoraggio' il proliferare di queste industrie, e questo e' il risultato: la Louisiana e' la raffineria d'America. Ci abitano 4 milioni e mezzo di persone, e producono circa 5 miliardi di rifiuti tossici l'anno.

C'e' una citta' dove i tassi di tumori rari sono 1 su settemila. La media nazionale e' 1 su milione.

Hanno malattie mai registrate prima, danni di fertilita', aborti spontanei, danni alla nascita, tutti danni "moderni" che prima non avevano. Ci sono tassi elevati di tumori ai polmoni, di colon, prostata, melanomi e seno.

Gli inquinanti hanno elevato i tassi di tossicita' nell'aria e nell'acqua.

Il livello di diossina nel sangue dei residenti di alcune comunita' e' tre volte la media nazionale.

Nella sola citta' di Convent, furono rilasciati 10 milioni di chilogrammi di tossine.

Nella citta' di Ella 2/3 della popolazione e' stata contaminata dall'arsenico e dal cloruro di vinile.

La citta' di Morrisonville era cosi' contaminata che le ditte petrolifere l'hanno comprata e rasa al suolo. Tutto quello che resta e' il cimitero che c'e' in alto.

Cancer Alley e' stata inserita nell'elenco delle zone piu' inquinate del mondo
da Greenpeace.

Delle 10 industrie piu' inquinanti della Louisiana, la maggioranza raffinerie, sette sono lungo Cancer Alley.

E chi ci abita a Cancer Alley? Purtroppo come sempre qui negli USA per le forti differenze sociali, ci abitano in prevalenza neri e latini, poveri. Spesso sono poco istruiti. Come da copione, i petrolieri - fra cui la Shell che opera una delle fabbriche piu' inquinanti - dicono che i tassi sono minori, e che la colpa e' il fumo di sigarette e tante altre belle cose.

Loro sono dei santi.

E' cosi in tutto il mondo. All'inzio pensavo che fosse solo l'ENI "cattiva" e che volesse venire fra i campi della mia infanzia a distruggere tutto. Invece e' cosi dappertutto, anche in America.

Qui immagini raccapriccianti, nel paese piu' ricco del mondo. Una cosa vergognosa.
Sta a noi cittadini saperlo prima e darci da fare. Perche' i petrolieri - e tutti gli altri tipi di speculatori a dire il vero - non guardano in faccia a nessuno. Dopo il primo pozzo viene il secondo, il decimo, il centesimo. Dopo il primo tubo, arriva il secondo centro oli, la terza raffineria.

Prima o poi arriva inevitabile la Cancer Alley.

Ecco qui, allora, il film Fuel di Josh Tickell, del 2008.







Wednesday, June 15, 2011

Nicola Fratino e la coscienza

Mi arriva questo email a cui ho tolto nomi e riferimenti personali.

Io non posso fare tutto, e come detto mille volte, e' veramente triste che non ci siano interlocutori politici degni di questo nome ad Ortona, e che la gente debba continuamente arrangiarsi da se.

Ma il sindaco Nicola Fratino come ci si va a mettere a letto alla sera? Non si vergogna? Ma perche' questa robaccia non va a depositarla a casa sua? Vicino alle stanze da letto dei suoi figli? Ma perche' gli Ortonesi non aprono una campagna per deporlo?

Dopo il "Centro oli" e i proposti veleni in mezzo alle vigne, dopo il "Petcoke" e lo stoccaggio di monnezza petrolifera a cielo aperto, pare che ora il sindaco piu' amato d'Italia voglia passare al "Combustibile derivato dai rifiuti" in mezzo alle case e alle vigne, che altro non e' se non il bruciare le eco-balle.

Non oso immaginare cosa ci sia dentro quello eco-balle, dato il nome vagamente campano, e dopo che anche le biomasse del riso Scotti sono finite sotto il sospetto di monnezza tossica.

Il presidente della provincia, Enrico di Giuseppantonio ha qualcosa da dire? Remo Di Martino, ortonese, ha qualcosa da dire o e' troppo impegnato a inseguire San Tommaso?

La ditta che vuole fare tutto questo e' la Tamarete Energia, con il silenzio-assenso del sindaco della citta'. La Tamarete e' controllata da:

Hera S.p.A. 32,00%
BKW ITALIA S.p.A. 48,00%
Odoardo Zecca S.r.l. 20,00%

Quelli della Odoardo Zecca vivono a Pescara, lontano dalle ciminiere di morte, dalle ecoballe e dai rifiuti tossici. Sui loro siti internet mettono eleganti foto del teatro Odeon di Ortona, di pannelli solari e di cieli blu. Ai cittadini di Tamarete gli daranno l'immondizia e il petcoke invece.

Altre informazioni sul blog di Mauro Vanni.

Vorrei avercela la bacchetta magica, ma non ce l'ho.

Ciao Maria Rita

spero che ti ricordi di me. Ti avevo spiegato la situazione difficilissima che si sta verificando
qui ad Ortona. Il nostro comitato sta lottando strenuamente per far conoscere non solo agli ortonesi ma a tutto l'Abruzzo, l'Italia e il mondo quanto di mostruoso sta avvenendo nella nostra terra.

Il Tutto nel silenzio più assoluto del sindaco, dell'opposizione e di tutte le istituzioni preposte. Abbiamo appena scoperto che una delle società che partecipano la Tamarete Energia, quella della Turbogas, al 32%, è la Holding Hera, la più grossa società italiana che gestisce rifiuti.

Possiede 7 termovalorizzatori in Emilia Romagna, decine di discariche, tratta e smaltisce rifiuti pericolosi e non pericolosi, ha impianti di compostaggio ecc. ecc..Qui ad Ortona già si vocifera che Fratino, oltre al pet coke, stoccherà cdr e altre porcherie dentro i capannoni,
di cui ti manderò le foto.

Ti invio tanti documenti, anche video, per metterti bene a conoscenza della situazione. Spero che ne prenderai visione. Faccio questo nella speranza che ci aiuterai ad informare la gente di quello che sta
accadendo in questo bellissimo e sfortunato angolo d'Abruzzo.

Ti prego non dimenticarti di noi. Aiutaci.
Grazie
Un caro saluto










Tuesday, June 14, 2011

Nemici dell'Abruzzo




Dopo tante chiacchere e tante finte, Gianni Chiodi e la sua giunta decidono di non presentare ricorso al TAR contro le trivelle in Adriatico.

L'ha fatto la regione Puglia, l'hanno fatto comuni e associazioni - Vasto, Manfredonia, Vieste, Rodi Garganico, Vico del Garganico, Peschici, Termoli, Legambiente, WWF e Italia Nostra. Non l'ha potuto fare l'Abruzzo.

E va bene, non che ci aspettassimo nulla di diverso da Gianni Chiodi e dalla sua giunta.
Hanno votato contro anche il gentiluomo Mauro Febbo e l'elegante Emilio Nasuti.

Fra qualche mese, o fra qualche anno usciranno sentenze del TAR, nel bene e nel male. E qualsiasi sia l'esito di questi ricorsi, Gianni Chiodi e la sua cricca non potranno dire o fare niente se non vergognarsi.

Se i ricorsi vengono persi, sara' anche per colpa loro se la Petroceltic trivella a Vasto.

Se i ricorsi vengono vinti, non ci si azzardasse neppure a dire "siamo soddisfatti" come hanno fatto per Ombrina, perche' il modo di comportarsi di Gianni Chiodi e della sua giunta e' vergognoso.

Con lui, ecco quelli che hanno deciso che trivellare al largo di Vasto e di Pescara non e' affar loro. Di questi nomi ccorre ricordarsene alle prossime elezioni, e non e' colpa mia se sono tutti di centro destra.

Arriveranno le elezioni, arriveranno.


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Hanno votato contro il ricorso al TAR, lasciando campo aperto alla Petroceltic per trivellarci:

Nicola Argirò, dirigente

Alfredo Castiglione, tributarista

Federica Chiavaroli, imprenditrice

Riccardo Chiavaroli, esperto in comunicazioni

Gianni Chiodi, commercialista

Luigi De Fanis, medico

Giorgio De Matteis, medico

Walter Di Bastiano, medico

Emiliano Di Matteo, avvocato

Angelo Di Paolo, sociologo

Mauro Febbo, ragioniere

Paolo Gatti, avvocato

Emilio Iampieri, politico

Giandonato Morra, avvocato

Emilio Nasuti, ISEF

Alessandra Petri, insegnante

Antonio Prospero, imprenditore

Luca Ricciuti, bancario

Lorenzo Sospiri, impiegato

Lanfranco Venturoni, medico

Nicoletta Verì, coordinatrice sanitaria