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Saturday, February 28, 2009

National Geographic, Abruzzo


Leggo oggi su prima da noi che il comune di Silvi Marina ha approvato all'unanimita' una risoluzione contro la petrolizzazione dell'Abruzzo. Il testo del sindaco Gaetano Vallescura sara' mandato anche a Chiodi e a Berlusconi - e credo che non manchera' di arrivare anche all'ENI e compari.

Io non conosco il sindaco Vallescura, ma mi complimento con lui per avere fatto la cosa giusta, e spero che altri sindaci della zona abbiano lo stesso coraggio. Sara' utile? Sara' efficace? Non e' questo l'importante, l'importante e' che petrolieri e gente dei ministeri sappia che qui facciamo sul serio e che l'Abruzzo non si lascera' mettere le mani addosso da petrolieri senza scrupoli, e che alle balle di Febbo non crediamo minimamente.

E' solo come collettivita' che vinciamo, e' solo se continuiamo a bombardarli di email,
di cominucati, se continuiamo ad andare avanti con la voglia di lottare, senza stancarci mai.

Intanto, l'altro ieri mi ha scritto Lucia, una ragazza di Lanciano che vive a Padova. Mi manda il link della pagina del National Geographic dove c'e' un articolo dal titolo
"Insospettabile Abruzzo":

Alcune zone ricordano il Tibet, altre Yellowstone: con un terzo del suo territorio protetto, dal punto di vista naturalistico è tra le regioni più ricche d’Europa. Ma la sua varietà di piante e animali è un segreto condiviso da pochi.

Purtroppo non si puo' accedere all'articolo nella sua interezza: e' stato scritto solo per un pubbico italiano (sulla edizione americana non c'e', almeno nel numero di Marzo), immagino pero' che si parli di noi nello stesso modo in cui si parla dell'Abruzzo un po' su tutta la stampa che ci vede da lontano, cioe' come di una terra bella, ancora legata alle tradizioni, e dove il 'progresso' non e' riuscito a stravolgere completamente i ritmi e gli stili di vita. O almeno per ora, senza il petrolio.

Per me, e' sempre un piccolo dolore leggere di queste cose quando vengono scritte dagli stranieri e senza che mai gli abruzzesi se ne rendano conto. Senza mai che sappiano coniugare quello che la natura e la storia ci hanno dato con la crescita del nostro popolo, dai politici alla gente normale che troppo spesso disprezza quel che ha. E' bello che gli altri scoprano l'Abruzzo, ma sarebbe molto meglio se fossimo noi ad essere parte attiva di questa scoperta, e che non fosse un caso, facendoci invece pubblicita', insegnando agli Abruzzesi come essere ricettivi, valorizzando cose che solo noi abbiamo: eremi, monasteri cistercensi, un patrimonio boschivo unico, il mare, i calanchi, i trabocchi.

Ll'autore dell'articolo di Nat'l Geographic e' Gianni Paris. Ha un blog qui, per chi volesse, delicatamente, raccontargli la nostra storia.

Intanto sullo stesso numero del National Geographic, due articoli che fanno riflettere: il primo sul fatto che l'Italia e', indovinate un po', fra le ultime per quanto riguarda la lotta al riscaldamento globale, il secondo su Taranto, la citta' piu' inquinata d'Europa, grazie all'ILVA e alla diossina.

E noi cosa vogliamo essere? Una nuova Taranto? O vogliamo invece essere un passettino in avanti per salvare la nostra salute e contribuire, nel nostro piccolo a fermare il riscaldamento globale? Io voto per la seconda ipotesi, e continuo a volere una moratoria almeno trentennale. Ci risparimieremo pure un po di emissioni di CO2, fra le altre cose.

Gia' sento rimbombare la voce del ragionier Mauro Febbo che in TV ha detto che siccome nevicava, il global warming non esiste. (!!!). Glielo andasse a dire al resto della comunita' scientifica, fra cui a tutte le accademie di scienze del mondo occidentale, Italia inclusa, e all'IPCC (ramo dell'ONU, vincitore del premio Nobel assieme ad Al Gore nel 2007) che dichiarano il surriscaldamento del pianeta essere una realta' incontrovertibile, e che e' causato dall'uomo.

Mauro Febbo e' l'assessore all'agricoltura, l'uomo che in teoria dovrebbe proteggere i contadini. Daniela Stasi invece e' l'assessore all'ambiente ed e' ancora muta. Prima o poi vorrei sentire cosa ha da dire. Io non vado da nessuna parte e aspetto titubante di sentire la sua voce.

Friday, February 27, 2009

Mare mostrum



"In mare non resta quasi niente, cosi' si pesca sempre di piu'. Uno sforzo insostenibile, garantito da pescatori ignoranti, grossisiti irresponsabili e poltici corrotti."

L'Adriatico, secondo un reportage de la Repubblica e' uno dei mari piu' inquinati del mondo. L'acqua e' infetta. La temperatura negli scorsi decenni e' salita di due gradi, mutando equilibri e dinamiche marine. Le calamita' causate all'ecosistema dall'inquinamento vanno di pari passo con la conceazione che l'Adriatico, assieme ai nostri fiumi, sono da considerare una specie di acchiappa rifiuti, ci si butta di tutto dentro e poi ci andiamo a fare il bagno d'estate e pretendiamo che ci sia il turismo di qualita'.

A tutte le zozzerie che gli regaliamo al nostro mare, vanno ad aggiungersi i pescatori che non praticano la pesca sostenibile, per ignoranza o piu' semplicemente perche' non gliene importa niente. Il mare e' diventato il far west: chi prima arriva fa quel che vuole. Non importa cosa ci si lascia dietro di se. Usano reti illegali, barche illegali, uomini illegali in Italia e prendono quel che possono, senza controlli, senza amore, lasciando dietro di se il vuoto. I ristoranti di Pescara, complici, offrono specie protette ai loro clienti da mangiare, che teoricamente sarebbe reato mangiare e pescare. La colpa non e' solo dei pescatori ma di tutto quello che gli sta dietro, una fitta rete di grossisti senza scrupoli che dettano leggi e ricatti solo in base al profitto.

Si attende il passaggio dei tonni, in aprile, con navi dotate di tecnologia militare, per colpire tutto il colpibile, anche i cuccioli, vietati. Ci sono bande criminali che vanno in giro dalla Croazia alla Puglia all'Abruzzo, che si affondano fra loro, e che ne pensano una piu' del diavolo per raggirare consumatori, controllini, e norme della comunita' europea. E' cosi' in tutta Italia.

La pesca lentamente muore e oggi il 70% del pesce viene da altrove, spesso fatto passare per nostrano. Ci mangiamo pure il pesce del fiume piu' inquinato del Vietman, il Mekong, senza saperlo. Le multe sono cosi basse che se presi, e' meglio pagarle: il guadagno ce lo stesso. Si calcola che fra 5 anni l'Adriatico sara' esaurito.

Intanto, ci accingiamo a riversare nel nostro mare, maltrattato e sfruttato, altra robaccia. A Vasto a Pineto, ad Ortona, le nuove piattaforme petrolifere riverseranno tonnellate di sostanze tossiche in mare e nei fondali, attireranno a se quei pochi pesci che sono rimasti e che si ciberanno di porcherie.

Il porto di Ortona, che teoricamente dovrebbe diventare porto petrolifero, certo non aiutera' il mare. Mia madre mi racconta che da piccoli andavano al mare anche alla sinistra dei cosiddetti Saraceni. I miei nonni ricordavano quando invece ad Ortona era balneabile tutta la costa, anche il pezzo dove c'e' il porto. Oggi quelle zone sono off-limits, inquinate e occupati da capannoni, molti dei quali abbandonati.

In Gennaio incontrai Fratino per la strada, ad Ortona (lui cerco' di evitarmi io gli corsi dietro ... ma questa e' un altra storia, un po comica a dire il vero) e fra le varie cose strampalate che mi disse ci furono pure le seguenti parole: senza petrolio il porto di Ortona e' morto. Non ha caso l'ufficio della Mediterranean Oil and Gas e' proprio sopra al suo.

Il petrolio di Rospo Mare, a Vasto ha indice API 11.5, peggio ancora di quello di Ortona. Ricordo che il petrolio peggiore del mondo e' in Canada con indice 8. Quello migliore e' quello texano con indice 40. Ortona ha 12.

Non credo che il Texas sia famoso per il turismo di qualita'.

Qual'e' la soluzione di tutto questo? Purtroppo, per adesso non possiamo fare altro che mettere le pezze, e almeno arignare tutto quello che e' possibile arginare. Risanare, nel piccolo, cio' che e' possibile risanare. Fermare le estrazioni petrolifere. Non rassegnarsi che non si possa migliorare. L'Adriatico non merita altri affronti. A lungo termine, dal mio punto di vista, c'e' una sola cosa che salvera' l'Adriatico, l'Abruzzo, l'Italia intera: una cultura della legalita'. Un paese istruito, sensibilizzato, educato a cio' che e' morale fare e cio' che morale non lo e', anche nella vita di tutti i giorni.

Ad essere ottimisti, ci vorranno almeno trenta anni.

Tuesday, February 24, 2009

L'Abruzzo di Chiodi e Febbo


La cartina mostra in modo nitido cosa stiamo combattendo: La fine della nostra regione cosi come la conosciamo. Un tempo i lotti di terra erano segnati dai fiumiciattoli, dalle quercie, dai vigneti, dalle vallate in fiore. Ora invece, con in beneplacito di una classe poltica stolta ed indegna di rappresentare e difendere cosi tanta bellezza, e' tutto lasciato alle fredde righe di un cartografo che vive lontano, e che non sa cosa uccide con i suoi tracciati.

E quando gli inutili ed ignoranti poltici, primi fra tutti Chiodi, Febbo, e la Stasi, si renderanno conto di che mostro hanno lasciato partorire, che cosa hanno lasciato distruggere per ignavia e per scarso coraggio, quando si renderanno conto di cosa la loro coscienza e' sporca, purtroppo sara' troppo tardi, per loro, per noi, e per gli Abruzzesi del futuro. L'Italia non ha bisogno di amministratori cosi. Provo solo vergogna per loro perche' invece di urlare allo scandalo, invece di essere i primi promotori della difesa della NOSTRA terra, si preparano per vendersela allegramente.

Per fare un paragone oggi i governatori della Toscana e del Piemonte hanno subito messo le mani davanti per dire: nelle nostre regioni il nucleare no. Preventivo, subito, chiaro, senza perdere tempo. Da noi Chiodi ha sempre parlato dell'Abruzzo petrolifero come di una faccendina di Ortona, e sempre a mezza bocca e da che ne sappia io non si e' davvero informato sulla pericolosita' della faccenda. E che dire di Febbo, saccente assessore distruggi-agricoltura che fa pure finta che la sua legge petrolifera serve a fermare i petrolieri. Ma dove? Intanto la Stasi, assessore all'ambiente tace, e resta timidina all'ombra, come una brava casalinga che affida le decisioni importanti agli uomini di casa. A che serve un assessore dell'ambiente che non dice neanche una parola sul problema ambientale piu' grave della nostra regione? Gente inutile.

L'ignoranza e' una brutta cosa, ancora peggio e' il voler restare tali quando gli strumenti per saperne di piu' sono a portata di mano. Diventa criminale quando le due cose si combinano con la RESPONSABILITA' di scegliere per il futuro di un intero popolo.

Questi non sanno cosa fanno, cosa firmano, cosa non firmano.

E' arrivato il tempo di agire, occorre fare sul serio, occorre esssere piu arrabiati, occorre il clamore della piazza, occorre lo scandalo nazionale. Attiviamoci in questo senso.

Com'e' lontana la democrazia vera in Italia.

La politica inutile



L'immagine e' di un pozzo di petrolio scoppiato ad Apricena, in provincia di Foggia.

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Ieri Primadanoi ha pubblicato un articolo sulla regolamentazione del "centro oli di Ortona". Innanzitutto, e per l'ennesima volta, il problema non e' il centro oli di Ortona ma la petrolizzazione dell'Abruzzo intero, una prospettiva di gran lunga piu' inquietante perche' significa Ortona moltiplicata per dieci, per venti volte, fino a coprire la META' della regione e fino ad interessare la vita dell'80% degli Abruzzesi.

Data la gravita' del problema, ci sarebbe stato bisogno di statisti veri, informati, lungimiranti, coraggiosi e non di balbettii politici di gente che crede di sapere e in realta' non sa nulla. L'assessore all'agricoltura, un ragioniere, sa' cosa fa l'idrogeno solforato alle viti? L'assessore all'ambiente, ex dipendente di telespazio, sa cos'e' l'idrogeno solforato? Ne hanno mai parlato alla gente e con la gente? Sono mai stati in Basilicata? Sono mai andati a qualche proiezione? A qualche dibattito? Ne hanno organizzati loro? Gli importa davvero dei contadini? Gli importa davvero dell'ambiente?

Nell'articolo poi, si parla di fine alla deregulation. Perche' si parla di deregulation? In inglese, deregulation significa TOGLIERE le leggi complicate e farne di piu' semplici. Fino a prova contraria esiste una semplice e chiara legge regionale che dice chiaro e tondo che i petrolieri non possono venire in Abruzzo fino alla fine del 2009. Quelle che hanno fatto sono si regole nuove, ma di gran lunga meno chiare, piu' contorte e che lasciano, nella mia interpretazione, campo aperto ai petrolieri. Qui sarebbe stato meglio parlare di new messy regulation secondo me. Fine della deregulation e' un gioco di parole senza senso. Perche' usare termini inglesi quando non si sa di cosa si sta parlando?

Uno strumento normativo che, con le sue previsioni, rende, di fatto, impraticabile l'ipotesi di realizzazione del Centro Oli di Ortona.

Che sciocchezza scrivere queste cose: subito dopo ci sono due paragrafi interi dedicati
alle royalties, ai soldi per il ripristino ambientale e alla con-partecipazione degli enti locali, per decidere la costruzione e l'ampliamento degli stabilimenti di lavorazione e stoccaggio del petrolio. Tutte queste cose vanno di fatto a disciplinare la possibile impiantazione di raffinerie e pozzi di petrolio.

In che modo si rende "di fatto" il centro oli impraticabile?

Nel dettaglio sono sottoposti ad autorizzazione della Regione l'installazione e l'esercizio di nuovi stabilimenti di lavorazione e stoccaggio di oli minerali; la dismissione degli stabilimenti di lavorazione e stoccaggio di oli minerali; la variazione della capacità complessiva di lavorazione degli stabilimenti di oli minerali e la variazione di oltre il 30% della capacità complessiva autorizzata di stoccaggio di oli minerali.

Non ho ben capito allora: la regione decide dove si puo' mettere la raffineria? E la gente cosa decide? E dei limiti delle emissioni dove si parla? E del mare? E dei chilometri dalla costa? E del fatto che il 75% degli Abruzzesi non lo vuole il petrolio in regione?

Non vedo da nessuna parte in questo articolo parole chiare e semplici dove si dice: l'
Abruzzo dice no alle estrazioni di un petrolio scadente ed inquinante. Vedo piuttosto il grigiore, tipicamente italiano di leggi astruse, fatte apposta per imbrogliare la gente, con termini poco chiari e aperti a mille possibilita' interpretative.

Il primo firmatario e' Mauro Febbo, persona che io ritengo arrogante e poco aperta al confronto scientifico. La sua prossima mossa (me l'ha detto in TV) e' di mettere 4 inceneritori: uno per regione. Andiamo avanti nella corsa al baratro.

C'e' voluto un mese e mezzo per preparare questa arzigorosa "regulation". La gente, i movimenti popolari, i comitati cittadini, il WWF, i medici: non e' stato interpellato nessuno. La stampa locale non ha scritto editoriali, approvando o affossando questa mossa.

C'e' ancora molto da fare in Italia perche' la democrazia sia una cosa reale, tangibile, partecipata e non solo un vuoto modo di dire. La res publica e' solo un contenitore vuoto. Non e' giusto, ne' per noi che da mesi ci spendiamo in questa lotta, ne' per le generazioni future e tantomeno per il paese nel suo complesso che lentamente ma inesorabilmente crolla verso la mediocrita'.

Friday, February 20, 2009

Inchiodiamolo!


Rubo questo titolo dal blog Liberta' di Parola. Ecco l'ennesima lettera al nostro troppo timido governatore. Devo ancora sentire e/o leggere dichiarazioni su cosa davvero intende fare per TUTTO L' ABRUZZO minacciato dalle trivelle. Si continua a parlare di Ortona, ma non si e' ancora capito che il problema riguarda tutto l'Abruzzo.

Non voglio assolutamente sentire: non ci posso fare niente, o ci sono poteri piu' forti di me. Il governatore e' stato votato anche sulla promessa che non ci saremmo petrolizzati. E' la persona con maggior poteri in Abruzzo: Chiodi puo' e deve combattere per gli abruzzesi e non per far contenti ENI, Berlusconi, la Prestigiacomo o la MOG e i loro azionisti. Qui non si accettano compromessi.

In fondo la mappa dell'Abruzzo petrolizzato come l'ha preparata il WWF e come e' stata pubblicata da Prima da Noi.

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Presidente Chiodi,

le scriviamo perche' la deriva petrolifera della nostra regione procede senza alcun segnale di contrasto da parte della sua amministrazione regionale. Questo e' molto grave perche' non c'e' assolutamente tempo da perdere vista l'urgenza e i pericoli a cui andiamo incontro.

Ad oggi, la META' del nostro territorio e' interessata da permessi estrattivi di vario genere. Su quel territorio vive l'80% della popolazione abruzzese.

Ci sono i nostri mari, i nostri campi, le nostre vite a cui non vogliamo rinunciare per fare arricchire ditte petrolifere straniere e multinazionali senza scrupoli.

Lei in campagna elettorale ha promesso di contrastare la petrolizzazione della citta' di Ortona. Bene, questo e' il momento di mantenere quella promessa, fatta per Ortona, ma che in realta' riguarda tutto l'Abruzzo. La nostra regione non deve fare la fine della Basilicata.

Chiediamo una moratoria immediata di almeno 30 anni contro qualsiasi tipo di opera di raffinamento e di estrazione del petrolio sul nostro territorio.

Lei porta sulle spalle una responsabilita' enorme. Sara' il coraggio che lei avra' o non avra', saranno le azioni che lei prendera' o non prendera', sara' la statura morale a cui lei decidera' di elevarsi o meno che decideranno il futuro delle generazioni d'Abruzzo.

Scelga di salvarci da decenni di malattie, territori stuprati, agricoltura defunta, poverta' diffusa ed emigrazione di massa. Scelga di stare dalla parte dei cittadini e non del potere dei forti.

Abbiamo bisogno di atti concreti di cui la popolazione sia partecipe ed informata. Adesso e' il tempo di agire.

Los Angeles, CA (USA)
19 Febbraio 2009

In rappresentanza dei rispettivi movimenti-associazioni-bloggers:

Maria Rita D'Orsogna - No al centro petroli dalla California (Los Angeles)

Enrico Gagliano - Impronte (Giulianova)

Attilio Di Mattia - Abruzzo Sostenibile (Montesilvano)

Fabio Di Stefano - Associazione Medici per l'Ambiente (Ortona)

Antonello Tiracchia - Nuovo Senso Civico (Lanciano)

Catia Giovina Mattioli - Comitato Miglianico contro il centro oli
(Miglianico)

Andrea Iezzi - Comitato Abruzzese del Paesaggio (Pescara)

Luca Fanaro - Vastesi.com (Vasto)

Tiziano Frezza - Facebook contro il centro oli (L'Aquila)

Antonio Martinez - Facebook: No al centro oli in Abruzzo (Pescara)

Abruzzo in Movimento (Ortona)

Pasquale Morone - Libera Associazione Barbarica (Vasto)

Giusto Di Fabio, Lino Olivastri - Comitato Natura Verde (Tollo)

Mauro Vanni - Liberta di Parola (Ortona)

Nino Di Bucchianico - Abruzzo Rinnovabile (Francavilla)

Tommaso Palermo - Proposte Per Chieti (Chieti)

Domenico Zenobio - Italia Nostra (Atri)

Claudio Censoni - Comitato Abruzzese per i Beni Comuni (Giulianova)

PETROLIO Aree Totali 225

Saturday, February 14, 2009

L'idrogeno solforato e l'uva





Accendo il computer e leggo su Prima da noi di nuovi permessi estrattivi in Abruzzo. Siamo arrivati ormai al 50% del nostro territorio e all'80% della nostra popolazione ad essere interessati alle trivelle. La situazione e' ormai drammatica. Dobbiamo fare tutti di piu' a partire dal nostro troppo timido governatore Chiodi, fino all'ultimo cittadino d'Abruzzo. Domani metto su le mie reazioni. Ora sono troppo schifata dai silenzi della classe politica, della stampa nazionale, e si, anche della maggior parte degli Abruzzesi che continua a dormire nel'ignoranza mentre il nemico petrolifero affila le sue taglienti armi. Quello che segue l'ho scritto ieri pomeriggio.

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Negli scorsi post abbiamo parlato dei danni che le emissioni di idrogeno solforato e di anidride solforosa (H2S e SO2) ed altre sostanze tossiche hanno portato all'agricolura lucana. Danni racontati da contadini e abitanti della zona che semplicemente hanno osservato quel che accadeva attorno a loro: foglie dell'insalata morticcie, uva puzzolente ed appassita, e mele annerite.

Ho deciso allora di andare a scovare cosa e' stato prodotto in questi anni dalla comunita' scientifica a riguardo. Non sono un botanico, ma mi pare che sia abbastanza evidente che i racconti dei contadini vadano a braccetto con vari esperimenti di esposizione controllata di H2S e SO2 sulle piante.

Uno studio del 1978 (trenta anni fa!) condotto da ricercatori dell'Universita' della California a Riverside, poco lontano da Los Angeles, decise di indagare gli effetti dell'H2S a dosi bassi ma continuate nel tempo: il nostro caso.

Si analizzarono colture di soya, viti, barbabietola, insalata, pini ed abeti che per quattro o cinque mesi furono sottoposti a fumigazioni continue di 3 ppm di idrogeno solforato.

Si scopri' che TUTTE le specie analizzate, in maniera piu' o meno accentuata, sofrivano di danni alle foglie, defolizaione, crescita ridotta, morte di alcune specie. Un po minori, ma simili i danni a dosi di 0.3ppm. Non c'erano invece problemi troppo notevoli a 0.03ppm.

Sara' un caso che l'OMS fissa il limite a 0.005ppm?

Perche' in Italia accettiamo che i petrolieri emettano fino a 30ppm invece?

In particolare in questo studio, l'uva fu trattata per 4 mesi circa e si scopri' che le foglie presentavano lesioni bianche o giallastre, e che poi diventavano marroni.

Dopo 4 settimane le viti iniziavano a perdere le foglie e in alcuni le casi, le vigne rimanevano completamente spoglie. Le piante non morivano, ma la crescita era fortemente compromessa: rispetto a campioni normali l'altezza delle piante era di circa la meta' e il peso del carico era di un quarto.

L'articolo e' qui. La versione scaricabile qui. Queste cose e' 30 anni che si sanno. Mi ci sono voluti 10 minuti per trovare informazioni su internet.

Dove sono i politici italiani ad informarsi su questi temi?

In generale, l'idrogeno solforato riduce la crescita di tutte le piante anche a dosi basse. Danni simili si registrano su varie altre piante, fra cui spinaci, pomodori, mele, fagioli, legumi, albicocche, piselli, pesche, fagioli, cetrolio, more, broccoli, radicchio, salvia, tabacco, carote, mais, zucche, grano, fragole, peperoni, rose, girasole, melanzane. Anche l'anidride solforosa (SO2) ha le stesse conseguenze, ed e' emessa direttamente in aria anche lei dai centri di estrazione e lavorazione del petrolio. Varie referenze sono sul documento dell'idrogeno solforato nella lista dei link qui accanto.

E mentre tutti si affavanano per salvare o far riposare Eluana, a seconda dei punti di vista, a nessuno e' venuto in mente che, per dirne una, a Gela continuano a nascere bambini deformi o ad ammalarsi in modo spropositato di leucemie e tumori. Non e' una condanna a morte pure quella?
Dov'e' la chiesa cattolica a difendere la vita qui? Dove sono le urla in parlamento per una sola creatura che abbiamo lasciato morire di veleni petroliferi e industriali? Dov'e' la vergogna per le firme messe sui permessi petroliferi in Abruzzo, e in altre parte d'Italia senza avere letto, studiato, domandato? Dov'e' la coerenza?

Ma poi, e' molto piu' facile prendersela con il signor Englaro, e considerare i bimbi di Gela dei semplici danni collaterali, piuttosto che affrontare con coraggio l'ENI, Mr Moratti o l'ILVA di Taranto.

Thursday, February 12, 2009

Petrolio: tumori e tangenti


Quelli che riporto di seguito sono testimonianze recenti sulla situazione in Basilicata, dall'Espresso del 17 dicembre 2008 fino a episodi di vita di persone normali. Ci sono dentro storie raccapriccianti sulla tossicita' di fanghi e fluidi perforanti, lasciati alla meno peggio fra i campi, storie di uomini e donne che muoiono di tumori a quarant'anni, e accuse di reati di concussione per la costruzione del secondo centro oli lucano, a Corleto Perticara, dopo quello che gia' esiste a 20 km di distanza a Viggiano.

"Ormai il nostro terreno e' rovinato"

Il signor Pietro ha 75 anni e vive a Viggiano. A suo stesso dire, lui e sua moglie vivono circondati dalla puzza di idrogeno solforato. Non e' un biologo, ne un medico, ne un botanico e nemmeno un ingenere. E' un semplice contadino che da casa sua vede il centro oli di Viggiano e mettendo insieme due piu due giunge alla sua semplice verita':

“..da quando c’è il petrolio non vengono più fuori le insalate di una volta. Il grande problema è che non possiamo neanche lasciare questo terreno, perché o nessuno lo vuole oppure, nel migliore dei casi, saremmo costretti a venderlo ad un prezzo troppo basso”.

Filippo Massaro invece e' il coordinatore per lo Sviluppo delle aree interne lucane. Commentando sul fatto che l'ENI non ha pagato una lira di risarcimento per i contadini e per le persone che possedevano campi, terreni e agriturismi da quelle parti giunge alla stessa conclusione:

L’agricoltura continua a morire. Non si contano più gli incontri e i conseguenti solenni impegni assunti da funzionari-dirigenti di Agip-Eni e dagli amministratori regionali. Solo chiacchiere. Non sono seguiti i fatti. I sistemi di monitoraggio ambientale, le centraline installate dalla Provincia, gli studi dell’Arpab e quelli di fonte diretta dell’Eni non sono efficienti e né sufficienti a garantire il rispetto dell’impatto ambientale. In alcuni casi le centraline sono state installate volutamente al posto sbagliato.

Anche la Gazzetta del Mezzogiorno conferma, spiegandoci che una volta a Viggiano c’erano le vigne che producevano uva e vino di qualità, c’erano le mele della val d'Agri. Di tutto cio' non sono rimasti che chicchi d’uva oleosi e puzzolenti e mele annerite. I contadini hanno provato a reciclarsi come tecnici petroliferi, ma lavoro non ce n'e'.

Giovanna Perruolo, presidente della Confederazione Italiana di Agricoltura (CIA) della Val d’Agri testimonia che delle cento aziende che coltivano fagioli cosiddetti "Sarconi", la metà quest’anno non ha piantato il prodotto. Fra le possibili e invisibile cause c'e' la percezione negativa di un prodotto coltivato nella terra del petrolio. Dice Giovanna:

...forse era meglio quando nessuno associava il petrolio alla nostra terra, quando la Basilicata era ancora sconosciuta in questo senso”.

Duecento ettari di terra sono stati abbandonati.

La signora Donata aveva dei terreni vicino a Corleto Perticara, dove nel 1994 perforarono dei pozzi. I signori della Total decisero, allegramente, di lasciare fanghi e fluidi perforanti ALL'APERTO, senza alcuna forma di precauzione. Tutti gli animali che mangiavano l'erba, specie le pecore, dopo un po' si accasciavano e morivano. Sono morti di tumore, dopo due anni anche il papa' della signora Donata, e il suo vicino di casa, a 43 anni.

Beffa delle beffe, la Total gli disse pure che non c'era scampo e che dovevano vendergli quelle terre che loro stesi avevano avvelenato: "Offriamo 5 euro al metro quadrato. Vi conviene vendere perché altrimenti il comune esproprierà tutto e pagherà la metà". Troppo buoni. Fattisi i conti, alla fine ai contadini venne offerto ancora meno: 2.5 euro al metro quadrato.

Fu da queste denuncie che il pubblico ministero Woodcock inizio' le sue indagini per presunta concussione da parte della Total ai lucani. La Total, secondo i pm, avrebbe truccato anche le gare per il trattamento e per la fornitura dei fanghi di perforazione, oltre che essersi sporcata di vari intrallazzi con i politici locali.

Intanto, gia' nel 2004, il Corriere diceva:

Ammine aromatiche, anidride solforosa, scarti dalla lavorazione del greggio, che qui viene separato dallo zolfo e dal metano e immesso nell' oleodotto, verso la raffineria di Taranto e le navi per la Turchia. Anche l' acqua la portano in Puglia. Qui non resta niente. Un centinaio appena di posti di lavoro. L' Eni aveva promesso la Fondazione Mattei per i giovani e un centro per il monitoraggio ambientale, ma non hanno ancora deciso il posto: vorrebbero fare la fondazione a Viggiano e il centro di controllo a Marsiconuovo, lontano dal centro oli; non sarebbe meglio il contrario? Nel frattempo si muore di cancro, almeno un caso per famiglia. La valle in teoria è diventata un parco naturale, dai confini mobili, che si spostano in caso di scoperta di un pozzo. Un giorno il petrolio finirà, e noi avremo abbandonato i meleti, le piste da sci, gli scavi archeologici di Grumento. E non c' è nessun controllo sui barili estratti. Chi ci garantisce che non ci stanno truffando? Hanno trattato la Basilicata come un Paese africano o asiatico in via di sviluppo.


Manca qualcos'altro? Dedicato ai negazionisti.


Fonti: L'espresso
La Siritide
La Gazzetta del Mezzogiorno
Corriere della Sera, 2004

Monday, February 9, 2009

Concessioni d'Abruzzo

Concessioni in Abruzzo:

Agnone: 750 kilometri quadrati
Bucchainico: 180 chilometri quadrati
Castel di Lama: 180 chilometri quadrati
Carovilli: 670 chilometri quadrati
Cellino: 30 chilometri quadrati
Cipressi: 140 chilomentri quadrati
Civita: 280 chilometri quadrati
Civitacquana: 620 chilometri quadrati
Colle dei Nidi: 80 chilometri quadrati
Colle Ginestre: 90 chimoetri quadrati
Colle San Giovanni: 20 chilomentri quadrati
Filetto: 50 chilometri quadrati
Fiume Aniene: 910 chilometri quadrati
Fiume Trieste: 120 chilometri quadrati
Guardia Vomano: 90 chilometri quadrati
Ortona: 140 chilometri quadrati
Lago del Salto: 910 chilometri quadrati
Miglianico: 30 chilometri quadrati
Monte Arazecca: 290 chilometri quadrati
Monte Palliano: 40 chilometri quadrati
Mutignano: 100 chilometri quadrati
San Giovanni Teatino: 200 chilometri quadrati
San Basile: 100 chilometri quadrati
San Buono: 740 chilometri quardati
San Rocco: 70 chilometri quadrati
San Mauro: 30 chilomentri quadrati
Sav Venere: 70 chilometri quadrati
Settecerri: 890 chilometri quadrati
Santa Maria Imbaro: 100 chilometri quadrati
Sora: 900 chilometri quadrati
Sulmona: 190 chilometri quadrati
Villa Carbone: 70 chilometri quadrati
Villa Mazzarosa: 10 chilomentri quadrati
Agliavizza: 7 chilometri quadrati (Cupello)
PoggioFiorito: 10 chilometri quadrati (Casa Canditella, Fara Filiorum Petri)

I puntini sulle i


Nel post di oggi vorrei fare delle precisazioni. Questo blog nasce, cresce, e un giorno finira' con il solo scopo di essere uno strumento nella lotta contro l'Abruzzo petrolizzato. L'Abruzzo e' la regione verde d'Europa, almeno sulla carta, e io voglio solo che questa identita' resti e che, anzi si rafforzi sempre piu' nei fatti e nell'immaginario collettivo.

La valorizzazione del territorio, assieme con lo sviluppo del sapere e' l'unica risposta possibile alla globalizzazione e alla concorrenza con cinesi, indiani e con il resto delle societa' emergenti. Nessuna fabbrica cinese ci potera' mai via la bellezza delle nostre colline e saremmo degli sciocchi a regalarle ai petrolieri in cambio di pochi denari. Questa e' la lezione che ci da oggi la Basiliciata, dove il petrolio non ha portato nulla di buono ai cittadini.

In questo blog dunque si parla di come difendere l'Abruzzo dall'attacco dei petrolieri, avvoltoi in una terra che per negligenza o malafede politica si ritrova totalmente indifesa davanti ad ENI, Edison, Petroceltic, MOG, Shell e chi piu' ne ha piu ne metta. Cio' che queste ditte vogliono fare in Abruzzo non se lo sognerebbero neppure di farlo in altre parti del mondo occidentale.

In questo blog dunque, non si parla di cellulari, di latte, di batterie delle automobili verdi. Si parla di petrolio. Si parla dei misfatti dei petrolieri.
Chi desidera parlare di altri temi e' invitato a farlo altrove.

1) Che le raffinerie di petrolio hanno conseguenze gravi sulla salute umana e' un dato di fatto. Le ultime analisi fatte a Falconara non lasciano dubbi. Chi vive vicino alla raffineria, si ammala di piu' di cancro e leucemia. Punto. A Viggiano l'agricoltura non esiste piu'. Punto. A Gela un bambin su sei nasce deforme. Dei 50 siti inqunati di interesse nazionale, la meta' porta la firma dell'ENI. Queste non sono interpretazioni, sono fatti.

2) L'organizzazione mondiale della sanita' fissa i limiti di idrogeno solforato a 0.005 ppm, come limiti tollerabile all'uomo. In Massachusetts per essere piu' prudenti, si arriva a 0.0006ppm, con uno zero in piu'. Perche' in Italia questo limite deve essere 30 ppm? Forse che l'OMS abbia sbagliato i conti? Io non credo. Credo piuttosto che sia la legge italiana che sia troppo di manica larga coi petrolieri. Ad ogni modo la gente ha il diritto di conoscere tutti i numeri e poi decidere per se. Credo che solo chi vive in disonesta' morale possa ritenere questi fatti accettabili.


3) I petrolieri godono di pessima fama ovunque. Ovunque sono andati hanno lasciato dietro di se solo una cattiva immagine: per dirne una l'ENI ha decine e decine di cause aperte in tutto il mondo per danni ambientali e per creazioni di cartelli di prezzi (per non parlare del fatto di essere la madre di tutte le tangenti, con i vari scandali ENimont). Il fatto che l'ENI dia la benzina per andare in macchina non mi incanta minimamente. Faccio il pieno anche io, ma questo vuol dire che uno debba per forza prostarsi a loro e dargli carta bianca per acettare di trivellare dove piu' gli aggrada. Non funziona cosi'. Ci sono criteri da seguire, ci sono logiche. L'ENI naturalmente non e' la sola a fare queste cose. Ma si da il caso che sono loro che vogliono venire a distruggere la terra che amo, e io non posso fare altro che combatterli con le uniche armi che ho: dire a tutti quelle che io perceipsco essere nefandezze che vanno facendo in giro per il mondo, come monito per quel che potrebbe accadere da noi.

4) Il nostro petrolio e' fra i piu' scadenti che esistano. L'indice API e' 12. Quello del Texas (il migliore) ha indice 40. Quello Canadese (il peggiore di tutti) 8. Credo che la gente debba sapere che il nostro petorlio faccia schifo e che estrarlo e' assolutamente incompatibile con la natura agricola, vitivinicola e turistica della nostra regione. Se vogliamo diventare il Texas, va bene (ma ripeto, il petrolio texano e' di gran lunga piu' pulito del nostro), basta solo che alla gente venga poi spiegato che il mare ed i campi non sarenno piu gli stessi, che si ammaleranno con maggiori probabilita' di tumori e leucemie, e che l'economia che conosciamo non sara' piu' quella di adesso. Qualcuno e' mai andato per turismo nei mari dei Texas?

5) Io non mi sono mai posta come esperta di tecnologie alternative. Se ne parlo e' solo per dire che al petrolio preferisco quelle perche' a conti fatti sono molto meglio i pannelli fotovoltaici piuttosto che una centrale Claus che emettera' 1.5 tonnellate di schifezze ogni giorno. La perfezione non esiste ma se tutti i soldi che sono stati spesi negli anni in ricerca sul petrolio fossero stati sui pannelli solari forse oggi ne avremmo al 100% di efficienza quantica, piuttosto che solo al 40% (li stanno ora installando sulla mia universita'), ecocompatibili e ecosostenibili al 100%. Se questo accadra' o meno non lo sappiamo, certo e' invece che il petrolio lo abbiamo studiato, ristudiato, sperimentato e contro sperimentato e si e' capito che non c'e' via d'uscita.

6) Dipendere dal petrolio ci sta' portando alla catastrofe sotto tutti i punti di vista: umano, ambientale e sociale. Vogliamo parlare dei cosiddetti petrodollari che finiscono nelle tasche degli sceicchi? O vogliamo parlare della correlazione inversa fra petrolio e democrazia? Potermmo farlo, ma non e' questo il posto adatto.

7) Dire che in Abruzzo dobbiamo dire si alle raffinerie dell'Eni perche' la pala eolica fa male e' ridicolo. Le pale non bisogna metterle nei centri abitati di nessuno. Potremmo parlare del problema che c'e' nel trasportare l'energia da luoghi remoti alle citta' con linee in continua, del fatto che la quantita' di energia eolica e' imprevedibile perche' dipende dalle condizioni atmosferiche (idem per pannelli solari). E' vero, sono problematiche aperte. Ma queste dobbiamo prenderle come sfida per il futuro, come modi per crescere invece che rassegnarci che non si potra' mai andare avanti. Questo e' tipicamente italico. Lasciamo che le piccole e grandi rivulzioni della scienza le facciano gli altri. E poi ci lamentiamo che non c'e' lavoro. Se mai si inzia, se mai ci si crede nel futuro, sempre ultimi saremo, aggrappati alle ultime goccie di petrolio, ad ammazzare i nostri figli e il nostro terrtorio.

8) Oltre alle prove scientifiche c'e' il modo in cui la gente viene trattata che conta piu' di tutto. Strano, dopotutto i petrolieri fanno un gran uso di societa' di public relations e attivita' lobbistica. Sembra che sono occupati a farsi vedere di buon occhio dai politici ma non dalla gente. Si sono mai degnati di spiegare qualcosa alla gente? Quando un cittadino viene a sapere che gli vogliono fare sotto il naso una raffineria da 7 anni e nessuno lo ha informato e che l'OMS raccomanda 0.005ppm per l'H2S e in Italia il limite e' 30ppm, come fa a fidarsi, di petrolieri, poltici e chiacchere?

Va da se che la buona fede va a farsi friggere. Vogliamo parlare delle frottole raccontate ai contadini che dovevano vendere i terreni all'ENI? Del fatto che all'inizio parlavano di una innocua centrale di stoccaggio sotterraneo? Delle minaccie fatte (raccontate da Unomattina) a signori ottantenni? Del fatto che gli avevano addirittura promesso che ulivi e vigneti sarebbero rimasti? Ma cosa credono che siamo un popolo di ignoranti? E si pretende pure che la gente stia li a battergli le mani?

9) Capisco che a starsene seduti in un ufficio a Roma, Milano o in Inghilterra o Irlanda una raffineria e' solo un punto sulla mappa e che quel punto diventa sempre piu' piccolo e insignificante quando a fine anno si contano i profitti e chi si e' visto si e' visto. Per la gente che invece va a lavorare i campi vicino alla raffineria, che respira le porcherie nell'aria, mangia cibi contminati, allatta i bimibi con latte avvelenato la situazione e' opposta. Sono i petrolieri, che dentro un ufficio, tutti belli incravattati, coi vestiti di lino e l'aria condizionata appaiono lontani e insignificanti. Sono loro il puntino sulla mappa. La gente ci tiene alla propria pelle, alla propria vita, a quella dei loro bimbi.

10) Tutto quello che ho scritto, dal primo all'ultimo giorno e' ultra documentato. Si puo' aprire un qualsiasi post per vedere riferimenti ad altri 10 siti web di testte giornalistiche o di riviste scientifiche. Come ho gia' detto, chi vuole scrivermi per dirmi che "mi odia" o che quello che dico vale meno di un bicchiere di latte, puo' farlo, ma cio' non cambia la veridicita' delle fonti e dei fatti.

A me non me ne viene in tasca niente in questa storia. Ne dal punto di vista economico, o personale, o academico. Non sono parte dell'indotto ne dei petrolieri, ne dell'industria fotovoltaica. Nessuno mi ha promesso niente e quando mi sono arrivate proposte politiche ho detto no. Tutto cio' non mi interessa. Per il mio futuro prossimo la mia vita si svolgera' qui, in California. Per mentalita', per amore della democrazia nel suo senso piu nobile, per modo di vivere, io sono piu' americana che italiana. Sono nata e cresciuta qui e mi hanno insegnato che occorre battersi per le cose giuste. Mi hanno insegnato ad avere degli ideali. Mi hanno insegnato a vivere correttamente e ad essere forte con i prepotenti e gentile con i deboli. Credo nella giustizia, credo nell'impegno personale, credo nell'amore per la gente comune. Credo nella speranza che il domani possa essere migliore dell'oggi, se solo tutti lo vogliamo e ci diamo da fare, senza secondi fini, per il bene collettivo e non solo di chi da questa storia del petrolio debba farcisi i soldi.

In Abruzzo ho vissuto dieci anni, e' una parte di me, ed amo questa terra come ne amo delle altre, ugualmente dentro al mio cuore. Non lascero' a nessuno di trasformarla in un campo petrolifero stando a guardare alla finestra con rassegnazione e mi fa rabbia che questa terra cosi bella sia in mano a della gente che non la merita, che non le vuole bene. Io non sono cosi'.

Saturday, February 7, 2009

Avevamo ragione ad indagare


Mi e' arrivato qualche giorno fa un email dagli amici di Falconara con questo titolo. Li' opera da vari anni una raffineria API di petrolio. Abbiamo gia' parlato dello scandalo dell'indagine preliminare sullo stato di salute dei cittadini di Falconara e come questo studio non fosse mai stato reso noto agli abitanti. Fu scoperto per caso, su internet. Il suolo ed il sottosuolo di Falconara sono inquinati da arsenico, piombo, mercurio, rame, benzene, toluene, etilbenzene, xileni, idorcarburi, MTBE, ETBE, IPA, trimetilbenzeni, metalli, direttamente riconducibili alla presenz dell'API. I tumori e le leucemie scoppiano. In particolare a Falconara ci sono eccessi di tumori pleurici maligni, o mesoteliomi, tumori emolinfopoietici, tumori della vescica, tumori della laringe, melanomi.

Finalmente, dopo sette anni, arriva la versione definitiva, redatta dal dottor Andrea Micheli dell'istituto nazionale tumori di Milano dove si afferma che si, se uno vive vicino alla raffineria, si ammala con piu' frequenza di tumore.

"Il risultato è che abbiamo osservato una tendenza molto evidente rispetto al fatto che la componente femminile di questo Studio è più a rischio in funzione del tempo della vicinanza alla fabbrica."

"Si è visto che più si risiede in modo stanziale nelle vicinanze della raffineria e più si è esposti al rischio di mortalità per leucemie; per questo sottogruppo di popolazione quindi, non si parla più solo di un rischio certo da quantificare bensì di un dato anche statisticamente significativo."

Per la cronaca, a Viggiano si registrano sversamenti periodici anche di 30,000 (trentamila) litri di petrolio nei campi che non vengono bonficati in maniera adeguata. Secondo i ricercatori dell'universita' dell'Illinois:

"These data indicate that given a predisposing genetic background that compromises DNA repair, H2S may lead to genomic instability or the cumulative mutations found in adenomatous polyps leading to colorectal cancer. (Molecular Cancer Research 2006; 4(1): 9–14)


Ad aprile 2007 l'API riverso' oli combustibili nel mare. Ecco le conseguenze come accertate dall'ICRAM , l'istituto centrale di ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare.

La determinazione analitica su campioni di bivalvi prelevati nella scogliera a Sud della raffineria e alla radice del pontile API ha rilevato che

"le concentrazioni di alcuni singolo congeneri policlorobifenili (PCB) e singli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) sono pari al doppio rispetto a quelle determinate nei pool relativi al campione bianco"

"le concentrazioni determinate di benzo(a)pirene nei 3 pool relativi al campione prelevato in prossimita' della scogliera sud ed in un pool relativo al campione radice pontile API risultano vicine o superiori al valore previsto come limite massimo accettabile per tale composto, utilizzato come marcatore della presenza e degli effetti degli idrocarburi policiclici aromatici cancerogeni nei prodotti alimentari".

Il benzo(a)pirene e' un cancerogeno. La produzione di PCB e' vietato negli USA dal 1970 perche' questo componente chimico e' considerato tossico. E' una sostanza che si bioaccumula. La spiaggia di Falconara non e' balneabile. La raccolta cozze vietata. Molti degli IPA sono cancerogeni, mutagenici e teratogenici, cioe' inducono malformazioni ai bambini.

Nessuno e' obbligato a leggere questo blog. A chi non piace puo' aprirsene un altro. A chi non piace cio' che dico puo' usare il proprio tempo e le proprie energie e andare nelle piazze d'Abruzzo a dire che estrarre il petrolio fra i campi e obbligare i bambini, anche i propri, a respirare aria avvelenata fa bene. Specie all'indotto e al portafoglio.


Falconara:





Fonti: Comitati Cittadini di Falconara, ICRAM

Thursday, February 5, 2009

Limiti di Idrogeno solforato





Sul web, su Facebook e anche su questo blog, si parla dell'emendamento 'Mascitelli' per proporre limiti piu severi sulle emissioni di idrogeno solforato in Italia.

Innanzitutto, vorrei specificare che questo non e' un emendamento 'Mascitelli'. Parlando coi lucani viene infatti fuori che e' stata l'idea di un senatore lucano, Felice Belisario. A Gennaio, lui e qualcuno del suo staff venne a sentire la mia conferenza a Marsicovetere, attaccato a Viggiano, chiese maggiori informazioni ai comitati locali e qualche giorno fa e' comparsa questa proposta. Mascitelli dunque, e' solo stato uno dei primi firmatari. Meglio tardi che mai, ma per correttezza, occorre specificare che l'idea non e' sua.

Ora, passata l'euforia iniziale ecco cosa penso. Questa idea di diminuire le emissioni di idrogeno solforato, chiunque l'abbia avuta, e' eccellente, ma solo per i centri emissivi GIA' ESISTENTI. Nel senso che, non creda NESSUNO che questa sia una via facile per fare entrare il petrolio in Abruzzo, dicendo, si ma adesso abbiamo limiti minori o cose di questo genere. Un po' e' come quando l'ENI dice, si ma adesso mettiamo un filtro migliore.

Nemmeno l'ombra del petrolio ci deve arrivare qui in Abruzzo.

I limiti, si sa, non c'e' nessuno che davvero li controlli in Italia, e quant'anche fosse, le conseguenze legali sono cosi insignificanti, e le multe cosi basse, che sono convinta che i petrolieri continuerebbero ad inquinare.

Per dirne una, La Gas Plus Italia, che trivella in Basilicata, al suo comunicato Consob, a pagina 280, dice le seguenti cose:

"Gas Plus attualmente non ritiene che vi saranno effetti negativi particolarmente significativi sul bilancio dovuti al mancato rispetto della normativa ambientale."

Devo aggiungere altro? Ci pensate alla faccia fresca di questa gente che addirittura dice ai suoi investitori: non vi preoccupate se inquiniamo, tanto non ci fanno niente!

Se questi senatori fossero lungimiranti, e davvero avessero a cuore l'Italia, proporrebbero di RIVEDERE TUTTE LE NORME EMISSIVE IN ITALIA.

I limiti per la diossina sono 1000 volte piu' alti che in Germania. Addirittura non abbiamo limiti legali per le concentrazioni di mercurio. Dell'idrogeno solforato abbiamo parlato piu' volte e fatto notare come le nostre raffinerie possono emettere fino a 10,000 di piu' che in Massachusetts!

E queste sono solo tre sostanze che conosco io. Sono certa che se uno indagasse a fondo e facesse un po di paragoni troverebbe altre cose scandalose.

Ci vorrebbe un gruppo di esperti totalmente svincolati ad analizzare la situazione attuale e a mettere norme piu severe su tutti gli inquinanti, senza dover rendere conto a petrolieri, faccendieri, lobbisti, e industriali dalla dubbia moralita'.

Sogno, lo so.

Fonti: Gas Plus Italiana pagina 280 del documento.

Monday, February 2, 2009

Il nuovo assessore all'ambiente: Daniela Stati


Ecco cosa le ho scritto. Spero che vogliate scriverle anche voi, e magari mettere in copia
cc al presidente Chiodi e al suo staff. Occorre che capiscano tutti che si tratta di un problema grave, che riguarda tutta la regione e che non si puo' continuare ad aspettare.

daniela.stati@regione.abruzzo.it,
presidente@giannichiodi.com
stampa@giannichiodi.com

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Gentile assessore Stati,

mi chiamo Maria Rita D'Orsogna, sono un fisico, ho 36 anni, sono abruzzese, ma da vari anni vivo e lavoro a Los Angeles dove sono docente universitario.

Le scrivo in merito alla questione della petrolizazione della nostra regione, un problema gravissimo che ci riguarda tutti: da Vasto a Teramo, e passando per l'entroterra: la Majella, LettoManoppello, Sulmona e Navelli sono tutte localita' dove l'industria petrolifera vorrebbe insediarsi.

Tutto questo e' assolutamente incompatibile con l'Abruzzo che conosciamo oggi. Se decidiamo di percorrerla, sara' una strada a senso unico, un processo che irreversibilmente peggiorera' il nostro territorio e la nostra salute.

Ci sono migliaia di articoli scientifici che mostrano come le attivita' estrattive e lavorative del petrolio peggiorino la qualita' della vita delle persone, la loro salute, quella del territorio e delle specie animali e vegetali. In particolar modo le emissioni tossiche derivanti dall'attivita petrolifera causano: danni ai polmoni, al sistema circolatorio, neurologico, alla pelle agli occhi, asma, edemi, aborti spontanei nelle donne, difetti al DNA, tumori, leucemie, linfomi e deformita' nei nascituri.

Le esperienze di Falconara, Busalla, Gela, Viggiano, Priolo, Augusta, Sarroch, Porto Marghera e Manfredonia, Cremona, Trecate e Mantova mostrano inequivocabilmente che in presenza di impianti petroliferi (pozzi e/o raffinerie di qualsiasi genere) i tumori di persone e bambini aumentano drasticamente, i terreni si impregnano di sostanze tossiche, l'agricoltura, il turismo e la pesca muoiono.

In Basilicata il petrolio ha distrutto l'agricoltura. Trovano traccie di idrocarburi nei vini, nel miele, nel bestiame, nelle persone. Il turismo e l'immagine della regione in generale e' in declino, l'emigrazione aumenta. Dal petrolio il popolo non ha avuto nulla e nulla e' stato salvato dalla furia petrolifera. Hanno persino impiantato 15 pozzi di petrolio all'interno dei parchi regionali, inquinando falde acquifere e terreni. Non possiamo permettere che questo accada anche da noi. Sarebbe uno schiaffo morale ai nostri nonni che hanno difeso la terra durante la guerra e ai nostri figli che hanno diritto ad una vita sana.

Spero vivissimamente che anche lei senta questo problema come uno dei piu' gravi della nostra generazione di cittadini abruzzesi. Spero altresi che lei ed il suo assessorato vogliate contrastare in maniera decisa, forte e senza tentennazione alcuna qualsiasi tipo di progettazione petrolifera, scellerata e inutile per l'Abruzzo.

In qualita' di assessore all'Ambiente, lei ha una grande responsabilita' in questo senso, e il futuro delle prossime generazioni di abruzzesi e' nelle sue mani. Come donna, e come mamma, spero che lei abbia a cuore il futuro della nostra gente e che si adoperi in tutti i modi per dire no all'Abruzzo petrolizzato e per dare ai nostri figli un Abruzzo piu' sano, piu' giusto, e non degradato, inquinato e tossico.

Da persona di scienza ho ritenuto di dover fare la mia parte ed ho visitato in lungo ed in largo l'Abruzzo, usando il mio tempo e a mie spese, facendo informazione scientifica, accurata ma comprensibile, riempendo lo scandaloso vuoto che quelli che l'hanno preceduta hanno creato.

Finora la regione Abruzzo come istituzione non ha fatto nulla per l'informazione concreta, organizzata e reale per i cittadini su questo tema. Spero che questo possa cambiare e che lei senta di potersi fare promotrice di eventi e manifestazioni a livello regionale per continuare a sensibilizzare la popolazione ed in supporto, anche materiale, alle decine e decine di associazioni sorte sul territorio per proteggerlo.

Se desidera maggiori informazioni a proposito, sono disposta a mandarle tutta l'informazione che ho raccolto in questi mesi.

Non vivo in Abruzzo, e il mio futuro quasi certamente si svolgera' lontano dalla mia terra d'origine. Ho dedicato a questo tema molti mesi ormai, con duro lavoro e impegno costante.
Il tutto solo perche' da persona di scienza so che quello ci si prospetta e' molto grave ed io sento l'urgenza fortissima e irrestibile di lavorare per difendere e migliorare il posto da dove vengo anche se non mi e' dato di poterci vivere.

Spero che lo stesso sentimento animi anche lei, e che possa abbracciare questa causa con tutta la passione che ha.

Grazie,

MRD

Sunday, February 1, 2009

L'ENI a Paderno Dugnano


Nel 1998 la guardia di finanza mando' ben 18 avvisi di garanzia a membri e dirigenti della ENIrisorse e sue associate a Paderno, vicino Monza. La ENIrisorse al tempo era una ditta controllata al 100% dall'ENI e la rappresentava a livello metallurgico. Oggi ha cambiato nome e si chiama Syndial, ma appartiene ancora all'ENI.

A quel tempo, vennero messi sotto sequestro uno stabilimento per l'incerimento e lo stoccaggio di batterie esaurite. A Paderno si raccoglievano e si trituravano le batterie usate, diciamo in modo non proprio ottimale. Vennero sequestrati 120,000 metri cubi di veleni, in larga parte piombo, 80,000 nella stessa Paderno e poi altri 40,000 a Marcianise, in provincia di Caserta.
Altro materiale fini' sotto sequestro a Gioia Tauro, in provincia di Cosenza.

Questi volumi equivalgono, piu o meno a una palazzina con base grande quanto un campo di calcio di 4 piani. I report ENI parlano di un milione di chilogrammi di sostanze di scarto prodotte a Paderno Dugano. Se ne recuperavano 3 milioni.

La collina dei veleni, cosi la chiamavano gli abitanti di Paderno: si poteva vedere anche da lontano. Quando pioveva, da questi stoccaggi a cielo aperto veniva fuori una acqua rossastra, che finica dritta dritta nel terreno.

Negli stabilimenti ENIrisorse, tutto veniva fatto alla meno peggio. Erano stati superati i limiti di autorizzazione di scorie tossiche, il terreno non era stato impermeabilizzato adeguatamente, e le falde acquifere erano a forte rischio di inquinamento. Veniva prodotta troppa diossina perche' le temperature non erano sufficientemente elevate, Parte delle scorie, classificate come pericolose, venivano poi mandate a Cervesina, in provincia di Pavia, dopo essere state coperte da una colata di cemento.

Neanche a dirsi, era una operazione illegale: i rifiuti avevano concentrazioni di piombo 10 volte superiori rispetto a cio' che era ammissibilie dalla legge. In piu' la discarica di Cervesina non era autorizzata ad ospitare tali rifiuti. Anche qui il materiale fini' sotto sequestro.

Nelle carte la ENIrisorse doveva ricilare plastica e non veleni. Nella pratica, le indagini mostrarono che l'85% dei rifiuti era invece composto di metalli pesanti e cancerogeni come appunto il piombo. Varie analisi da uffici pubblici e di varie procure hanno mostrato che questi rifiuti erano altamente tossici.

Si stima che il costo dello smaltimento delle batterie sarebbe stato di 60 miliardi delle vecchie lire se fatto in modo giusto. Con tutti i sotterfugi, e le operazioni di scarto illegale, l'ENIrisorse risparmio' 40 miliardi di lire. Inoltre si penso' di trasportare questi rifiuti un po in tutta Italia cosi' da diluire costi, sostanze tossiche, e visibilita'.

Tutto questo e' scritto in una relazione fatta alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica Italiana.

L'ENIrisorse fece nocomment in pubblico. Vendette lo stabilimento alla Sitindustrie e poi si rifiuto' di pagare le spese per la bonifica del terreno. Da quanto mi risulta, al maggio 2008, la zona non era stata ancora bonificata. Il rapporto di VAS ufficiale della citta' di Paderno indica che la criticita' ambientale nel suolo e lungo le acque superficiali (fiumi) e' molto alta. Coincidenza?

Intanto, recidiva, ora che non si poteva piu' usare Paderno come discarica, l'ENI pensava gia' a come trasportare altri rifiuti legati all'operazione "batterie tossiche" in Toscana, vicino Grosseto.

Ma questa e' un altra storia, anche se dello stesso sapore.

Fonti: Corriere della Sera